Il biologico nazionale avanza trascinando le
vendite che nei primi mesi del 2016 hanno raggiunto un +19%. Da non trascurare
poi gli incentivi del Psr agli agricoltori bio. Questi gli argomenti affrontati
nel corso dell'assemblea annuale Anabio-Cia a Roma
Il biologico italiano ha smesso di essere una
produzione di nicchia per diventare grande.
Lo confermano i dati pubblicati a Roma nel
corso dell'assemblea nazionaleAnabio-Cia dal titolo "Scommettere sul
biologico come modello agricolo del futuro".
Negli ultimi dieci anni le vendite
"bio" sono cresciute ininterrottamente, con un +20% nel 2015 e un
+19% nella prima parte del 2016.
Al consumo la performance del settore si
traduce in un fatturato pari a 2,1 miliardi di euro l'anno, che sale a 2,5
aggiungendo al conteggio la ristorazione.
Anche da un punto di vista strettamente
agricolo il biologico nazionale avanza, con le attuali 50mila aziende
"bio" in Italia che coltivano circa l'11% della Sau.
I motivi di una così repentina e massiccia
conversione aziendale al biologico sono diversi e, al di là dei soliti motivi
etici da sempre sbandierati dai più ma realmente tenuti in considerazione solo
dai meno, comunque di originereddituale: rispetto al convenzionale il biologico
comporta in fase colturale un taglio di circa il 25% di energia necessaria e il
prezzo medio alla produzione è nettamente superiore; nel 2015, ad esempio, il
prezzo pagato ai produttori di latte convenzionali è sceso del 13%, mentre
quello per il latte "bio" è aumentato del 14%.
Anche per quanto riguarda il grano duro, nella
media dell'anno, il prezzo all'origine di quello convenzionale è cresciuto
dell'8%, mentre quello "bio" ha guadagnato il +41%.
Da non trascurare, inoltre, gli incentivi che
derivano agli agricoltori 'bio' dai Psr.
"Il sistema biologico - ha spiegato il
presidente di Anabio Federico Marchini -è capace di dare risposte: ai
consumatori che vogliono qualità e genuinità; al pianeta, in termini di
salvaguardia dell'ambiente; agli agricoltori, per il giusto reddito".
"La crescita quantitativa
dell'agricoltura biologica - ha aggiunto Marchini -crediamo che possa divenire
un potente driver per tirare fuori dalle difficoltà l'intero settore
agroalimentare. Ma per concretizzare questo obiettivo bisognariorganizzare la
rappresentanza politico-professionale del mondo produttivo, oggi troppo
frammentata e dispersa in un numero eccessivo di sigle territoriali".
Secondo il presidente di Anabio, il Piano
strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico dovrebbe favorire la
stipula di una vera e propria alleanza tra il modo produttivo e le istituzioni
nazionali e regionali per favorire uno sviluppo del settore che sia armonico e
coordinato e che permetta di raggiungere nel 2020 un incremento della
superficie coltivata del 50% e un incremento del valore della produzione del
30%.
Forte di tali premesse, il presidente Marchini
ha concluso chiedendo esplicitamente "al ministero delle Politiche
agricole, alle Regioni e ai soggetti della filiera di scommettere sul biologico
come modello produttivo dell'agricoltura del futuro in una logica di
sistema".
Per il presidente nazionale della Cia, Dino
Scanavino, affinché si arrivi a una reale affermazione del biologico e perché
il Piano strategico nazionale diventi fattore di sviluppo per una nuova fase
dell'agricoltura e dell'agroalimentare italiano, "devono essere portate a
soluzione le questioni relative alla semplificazione legislativa e
amministrativa. Allo stesso tempo devono essere potenziate le attività di
ricerca e innovazione, che sono fondamentali per lo sviluppo del settore al
fine di contrastare ad esempio i cambiamenti climatici, che causano diminuzione
di produttività".
"Vi ringrazio per la vostra attenzione e
sostegno a un comparto che sta crescendo", ha affermato il viceministro
delle Politiche agricole, AndreaOlivero, invitando i presenti ad assumersi la
responsabilità di "ulteriori sfide per garantire uno sviluppo adeguato del
biologico".
In questo senso, ha aggiunto Olivero, "è
molto importante mantenere il patto di fiducia tra aziende agricole e
consumatori. A livello istituzionale, invece, continueremo a lavorare nei
prossimi mesi per l'attuazione del Piano strategico, andando avanti
sull'accompagnamento, sulle azioni di promozione e soprattutto su una revisione
del sistema di controllo con meno burocrazia per le imprese".
Quali che siano i motivi dietro la crescita
del biologico, sia in termini di richiesta di mercato che di produzione, rimane
da sciogliere il nodo della questione dell'eleggibilità del biologico a modello
produttivo generale futuro.
Se infatti
è vero che le rese del bio sono in media del 25% inferiori a quelle
dell'agricoltura convenzionale, in presenza di un tale gap difficilmente il
biologico potrà candidarsi ad affrontare in maniera vincente la sfida del 2050,
anno in cui si prevede un numero globale di bocche da sfamare intorno ai nove
miliardi.
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