Il Mezzogiorno d’Italia – nonostante la pessima annata
agraria per molte colture e le crisi di mercato del 2016 - si rimette in marcia
trascinato dall'agricoltura.
Con una crescita del valore aggiunto nel 2015 del 7,3%, il
settore primario traina il Pil del Mezzogiorno dello 0,8%, contro lo 0,5% del
Centro-Nord. Ma non solo: crescono infatti nell’agricoltura meridionale anche
gli investimenti (+9,6% nel 2015), l’occupazione (+5,6% nei primi sei mesi del
2016) e l’export (+15,5% sul 2014).
E’ quanto emerso dal Rapporto Ismea-Svimez sull’agricoltura
del Mezzogiorno diffuso e presentato ieri, 20 febbraio 2017, a Montecitorio
alla presenza del ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina. E i
numeri raccontano di una vera e propria riscossa agricola possibile, a partire
dal Mezzogiorno: "Questi dati - ha commentato Martina - confermano che il
Sud può essere sempre più protagonista del rilancio dell'economia italiana,
puntando sul settore agroalimentare. Passa da qui anche una parte importante
della lotta alla disoccupazione giovanile e proprio nel Mezzogiorno stanno
nascendo realtà che interpretano con chiavi innovative e sostenibili la nuova
agricoltura".
La crescita del valore aggiunto
Il +7,3% fatto segnare dal valore aggiunto agricolo nel
Mezzogiorno nel 2015 è "molto maggiore rispetto quella dell'agricoltura
del Centro-Nord (+1,6%) e, nell'area, estremamente migliore di quella
dell'industria (-0,3%) e dei servizi (+0,8%)", come si sottolinea nel
rapporto Ismea-Svimez.
Le regioni meridionali che hanno avuto gli andamenti
migliori nel 2015 sono state Calabria, grazie soprattutto all’olio d’oliva
(nonostante la pessima annata vissuta dal settore olivicolo nel 2016 con
pesanti flessioni produttive causate da fenomeni atmosferici e infestazioni di
parassiti) e Campania, con aumenti del valore della produzione superiori al
40%.
Export agricolo, + 15,5%
Molto bene anche l'andamento dell'export agroalimentare del
Meridione. Nel 2015 sono cresciuti del 15,5% i prodotti agricoli meridionali
(rispetto al +9,6% del Centro-Nord) e del 7,6% quelli alimentari (Centro-Nord
+6,3%).
In Europa il principale Paese importatore di prodotti
alimentari provenienti dal Sud Italia è la Gran Bretagna.
Il rilancio degli investimenti
A crescere nel Mezzogiorno non è solo il valore della
produzione agricola in termini di quota del Pil, ma anche gli investimenti
fissi lordi in agricoltura, che fanno un vero e proprio balzo in avanti: si
attestano nel 2015 su 2 miliardi e 217 milioni, +9,6% rispetto al 2014. Un
salto che consente di dare il fiato ad una consistente ripresa occupazionale.
La ripresa dell’occupazione
Nel 2015 l'occupazione
agricola al Sud era pari a circa 500 mila unità (+3,8% rispetto al 2014, pari a
18 mila persone). L'aumento ha riguardato sia i dipendenti che gli autonomi, ma
al Sud sono più i primi, nel Centro Nord i secondi. I posti di lavoro
continuano a crescere anche nel 2016 (+5,8% nel primo trimestre, +6,5% nel
secondo). L'aumento riguarda soprattutto i giovani under 35 (+9,1%).
“Del resto - sottolinea il rapporto - l'agricoltura ha
assunto un ruolo di primo piano nella creazione di nuova occupazione giovanile al
Sud. Nell'anno accademico 2015-2016 gli immatricolati all'università del gruppo
agrario hanno raggiunto un livello di quasi il 20% maggiore rispetto a dieci
anni prima”.
Nella prima metà del 2016 l'occupazione giovanile in
agricoltura è cresciuta dell'11,3% a livello nazionale, e del 12,9% al Sud. Una
crescita alla quale ha dato un decisivo contributo il lavoro a tempo pieno:
+14,4%. E anche il peso dell'imprenditorialità giovanile agricola è in evidente
crescita: quasi 20mila imprese il saldo positivo al Sud nei primi sei mesi del
2016. Tuttavia, secondo il rapporto, ai fini del necessario ricambio
generazionale l’aumento dei giovani imprenditori agricoli al Sud è ancora
troppo lento.
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