"L'agricoltura è il settore con la più alta densità di
dilemmi. L'agricoltura mondiale, nei prossimi trent'anni, dovrà aumentare le
produzioni del 70% per sfamare i 9 miliardi di persone che ci saranno sul
pianeta. Ma ciò si scontra con la sostenibilità ambientale". Così ha
esordito l'economista Stefano Zamagni, docente all'Università di Bologna,
intervenendo il 28 gennaio 2017 al Forum della Cdo agroalimentare a Milano
Marittima (Ravenna)".
"Vi hanno insegnato - ha detto l'esperto - a misurare
le tonnellate, ma non vi hanno insegnato a mostrare e spiegare tutto il resto
che fate. Voi imprenditori agricoli dovete comunicare e far capire che la
vostra attività genera anche esternalità positive, cioè benefici alla filiera,
quindi all'intera comunità. Se non fate questo, non vi ricompenseranno mai il
giusto. Antonio Rosmini teorizzò il concetto della ricompensa per le piccole
imprese, quindi l'autorità pubblica deve compensare almeno in parte questo
beneficio che le imprese generano per tutti".
Zamagni ha continuato la sua riflessione dicendo che
"Gli ambientalisti attaccano l'agricoltura perché assorbe i due terzi
dell'acqua dolce di tutto il pianeta e contribuisce alla deforestazione. Questo
è un dilemma etico, lo scontro fra due situazioni entrambe importanti e lecite.
Attualmente siamo a un tale grado di superficialità della discussione che mi
sconcerta. Gli ambientalisti hanno tratto nuova linfa dal documento di papa
Francesco Laudato Si', ma sono fuori strada perché loro vogliono salvare
l'ambiente uccidendo le persone, indirettamente. Il Papa invece dice
esattamente l'opposto: preservare l'ambiente, ma mettere al primo posto
l'uomo".
"Ci sono tre agricolture: contadina, imprenditoriale,
capitalista. Quest'ultima è quella che pone problemi, da cui il dilemma. Alcune
multinazionali hanno formato un oligopolio. Formalmente è vietato, ma di fatto
operano in questo modo, decidendo le sorti di tutto il mondo, nonostante
producano solo il 15% del cibo a livello globale. Eppure hanno un potere di
influenza quasi totale sui Governi. Poi influenzano il mondo agricolo
controllando le sementi. Sono 8 le grandi corporation che controllano le
sementi".
"Poi c'è la volatilità dei prezzi agricoli - ha
precisato - che è il vero cancro dell'agricoltura. Non si fanno investimenti
quando si rischia di avere prezzi incerti nel futuro. La volatilità non dipende
dal mercato. Non c'è solo la ragione del clima; i prodotti finanziari derivati
hanno avuto come garanzia i prezzi delle materie prime agricole, quindi c'è
anche l'effetto della speculazione finanziaria. C'è volatilità anche quando
l'offerta è quasi costante. Negli ultimi 20 anni, gli sbalzi sono stati
altissimi".
C'è attività speculativa finanziaria dietro alla volatilità
dei prezzi delle commodities globali, "non fatevi ingannare, non è solo
questione di maltempo. Un manipolo di imprese detta le conseguenze per tutti: è
giusto? Non è il mercato, non è la logica di mercato. Questa logica distruggerà
l'economia di mercato. Tanti vengono a parlarvi di economia ma non sanno nulla
di economia, dovrei bocciarli all'esame. Diffidate sempre dai cattivi maestri,
specie quelli che dicono che non si può cambiare".
"Sul livello culturale - ha concluso davanti a una
platea di 300 imprenditori - dovete fare di più. Ma non tanto in termini di
corsi di formazione, ma in Cultura con la c maiuscola, cioè formare la mente
delle persone. Bisogna cambiare lo slogan consumare di più e pagare meno, in
consumare meglio e pagare il giusto. Se passa il messaggio low cost, si
uccidono gli agricoltori. Pensiamo a un consumo socialmente responsabile".
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