L'agricoltura biodinamica ha scatenato una bagarre
mediatica, non solo tra gli agricoltori, ma anche nel mondo accademico che si
vorrebbe coinvolgere in dibattiti, crescenti perfino nell’intento di istituire
corsi di laurea specifici e iniziative legislative da far rientrare nelle
normative dell'”agricoltura biologica”.
Alcune pubblicazioni trattavano il tema delle metodiche
biodinamiche e di tutti i quesiti fondanti.
Ma la biodinamica non può essere considerata scientifica.
Bisognerebbe pianificare e controllare che veramente gli
organi animali possano «concentrare le forze vitali costruttive e plasmatrici
che provengono dal cosmo». Non vi sarebbero modi conosciuti di condurre tali
esperimenti e quindi i principi della biodinamica richiedono un'adesione fideistica.
Seppellire nel terreno un organo di vacca riempito di letame, pensando di
concentrare forze cosmiche, può avere qualche valenza interessante, ma altro
non si può dire.
Ogni agricoltore dovrebbe essere libero di utilizzare le
pratiche agricole che preferisce. Ma la questione è diversa per la “ricerca
scientifica”. Per quanto riguarda l'agricoltura è un dato di fatto che esista
la tendenza a cercare finanziamenti accattivanti, specialmente a livello
regionale.
Dovremmo avere libertà fino a non recare danno agli altri.
Si dovrebbe evitare di far passare per scienza ciò che scienza non è, e neppure
promuovere corsi di laurea fortemente influenzati da credenze fideistiche. Proprio
per evitare i danni ad altri, dovrebbe anche esservi l'obbligo di insegnare
ragionamento critico e non ingannevole, in modo che si capisca cosa sia la
scienza.
da “Il Sole 24 Ore”, 21/1/2019 (redatto da autorevoli
studiosi italiani di alto livello) *
Fonte: Accademia dei Georgofili
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