
Sul tema è intervenuto l’esperto tributarista e pubblicista
per il Gruppo Sole 24 Ore, Gian Paolo Tosoni: «La fattura elettronica
rappresenta una rivoluzione sotto il profilo amministrativo, ma dalle prime
mosse sembra che le imprese, comprese quelle agricole, abbiano reagito
positivamente. La prova è superata anche dalla Agenzia delle Entrate. Tuttavia,
molti operatori non riescono a emettere la auto fattura per gli acquisti presso
gli agricoltori esonerati. Sembrano invece collaudate le procedure per le
cooperative agricole che emettono la fattura per conto dei soci conferenti».
All’incontro organizzato dalle sedi di Ravenna, Ferrara,
Forlì-Cesena e Rimini, il responsabile fiscale di Confagricoltura, Nicola
Caputo, ha fatto il punto sulle novità 2019: la proroga per la rivalutazione
dei terreni e partecipazioni; sgravi fiscali quando intervengono variazioni
societarie (si esclude l’imposta di registro ad aliquota piena nel caso di
conferimento di aziende agricole in società semplici e nella successiva
cessione delle quote sociali); l’equiparazione dei coadiuvanti al titolare dell’impresa
agricola (si superano le difficoltà interpretative incontrate in sede di
applicazione dell’IMU, di acquisto dei terreni agricoli e altro, tramite il
pieno riconoscimento e parità di trattamento dei componenti il nucleo familiare
nella gestione e conduzione dell’azienda). Mentre per i tartufi freschi è stata
ulteriormente ribassata l’Iva che in due anni passa così dal 22% al 5%; si
prevede l’esonero degli adempimenti Iva a favore dei raccoglitori occasionali
dei “prodotti non legnosi” e dei raccoglitori occasionali di piante officinali
spontanee, che nell’anno solare precedente abbiano realizzato un volume
d’affari non superiore a 7mila euro; inoltre, viene confermata la proroga della
detrazione per le spese sostenute nella “sistemazione a verde”, il cosiddetto
“bonus verde”.
Tra le nuove misure non fiscali che più interessano il
territorio, lo stanziamento di 5 milioni di euro (2 milioni quest’anno e 3 il
prossimo), per istituire il catasto delle produzioni frutticole nazionali
“attraverso una ricognizione a livello aziendale delle superfici coltivate,
distinte a livello delle principali cultivar”. Una misura che Confagricoltura
aveva indicato tra le priorità delle filiere frutticole, «perché la perfetta
conoscenza delle informazioni sulle superfici e sul potenziale produttivo del
comparto frutticolo può contribuire ad una migliore pianificazione delle
produzioni ed equilibrio di mercato». Soprattutto ci auguriamo che sia una
spinta al rilancio di uno dei comparti strategici dell’agricoltura regionale da
troppo tempo in sofferenza.
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