
Lungo tutta la Penisola, nelle aree rurali come in quelle
periurbane – sottolinea la Coldiretti – ci sono migliaia di realtà molto
diversificate che dopo una attesa di quattro anni dalla legge avranno
finalmente un punto di riferimento per le proprie attività in ambito sociale.
C’è chi si occupa di persone con problemi di dipendenza (droga e alcool in
particolare) oppure chi si dedica a ortoterapia, ippoterapia e altre attività
con disabili fisici e psichici di diversa gravità, ma ci sono realtà che seguono
il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio,
disoccupati di lunga durata, ecc.) oppure che puntano allo sviluppo di
un’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità
(agriasilo, orti per gli anziani, ecc.). Una realtà variegata dove – precisa la Coldiretti – è significativa la
percentuale di realtà (45%) che attuano l’inserimento socio lavorativo, di
supporto alla quotidianità e all’inclusione sociale (25%) spesso indirizzata
agli studenti, riabilitazione e servizi terapeutici (20%) ed educazione
ambientale (10%) secondo elaborazioni su dati Ismea.
Il Decreto chiarisce finalmente – riferisce la Coldiretti –
che le aziende agricole in forma singola o associata e le cooperative sociali
il cui reddito da attività agricola debba essere superiore al 30% del totale
possono essere riconosciute come soggetti che erogano servizi di agricoltura
sociale. Tra gli utenti di tali servizi si considerano i lavoratori con
disabilità e svantaggiati e i minori in età lavorativa inseriti in progetti di
riabilitazione e sostegno sociale; inoltre sono servizi di agricoltura sociale
anche le prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali
mediante l’utilizzazione delle risorse materiali e immateriali dell’agricoltura
per promuovere, accompagnare e realizzare azioni volte allo sviluppo di abilità
e di capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi
utili per la vita quotidiana.
Anche le prestazioni e servizi che affiancano e supportano
le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le
condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti
interessati che possono prevedere l’ausilio di animali allevati e la
coltivazione delle piante, si possono considerare attività di agricoltura
sociale. Infine sono riconosciuti tali anche i progetti finalizzati
all’educazione ambientale e alimentare, alla salvaguardia della biodiversità
nonché alla diffusione della conoscenza del territorio attraverso
l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche riconosciute a livello
regionale, quali iniziative di accoglienza e soggiorno di bambini in età
prescolare e di persone in difficoltà sociale, fisica e psichica.
Per la “bontà” del servizio erogato è richiesta la presenza
di figure professionali preposte all’erogazione di tali servizi che potrà
essere dimostrata mediante collaborazioni o convenzioni. Anche l’utilizzo di
animali negli interventi assistiti per migliorare le condizioni di salute, le
funzioni sociali, emotive e cognitive delle persone coinvolte e gli orti
sociali, condotti da soggetti riconosciuti per l’erogazione di servizi di
agricoltura sociale trovano spazio nel decreto.
Una svolta epocale – conclude la Coldiretti – con la quale
si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è
solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività
fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di
valorizzazione della persona.
Nessun commento:
Posta un commento