
“Questa non è né vuole essere una guerra contro i brevetti o
l’innovazione in agricoltura – chiarisce il Presidente del Comitato Lorenzo
Colucci, tra i pionieri dell’introduzione delle varietà apirene in agricoltura
– ma solo una verifica dei limiti dei diritti dei titolari di brevetto, allo
scopo di prevenire e sanzionare ogni forma di abuso a danno degli agricoltori e
distributori, ormai ridotti al ruolo di mezzadri”.
Il tema riguarda l’estensione e le modalità di esercizio dei
diritti di proprietà intellettuale relativi alle piante e ai loro frutti
(privative vegetali, concesse in Europa dal CPVO; e dei marchi comunitari,
concessi dall’EUIPO), che, secondo il Comitato, sarebbero utilizzati dai
breeders in modo abusivo, realizzando così una situazione economicamente
insostenibile e irregolare – sempre secondo il Comitato – sotto il profilo del
diritto della concorrenza e della competizione.
Recentemente, in Spagna, l’Autorità Antitrust spagnola ha
condannato i responsabili del “club” “Nadorcott” – varietà brevettata di
mandarina – ritenendo che il sistema contrattuale violasse i diritti di
produttori e rivenditori di distribuire liberamente i frutti ottenuti dalle
piante, nonostante fossero stati pagate le royalties d’impianto.
Sono molti gli aspetti del rapporto contrattuale “imposto”
dai breeders denunciati dal Comitato, ed in particolare: confusione sul
materiale di propagazione, spesso privo di garanzie fitosanitarie; arbitrio
delle aziende distributrici nella raccolta e commercializzazione del frutto del
raccolto; conflitti di interesse tra vivai, distributori e produttori; mancanza
di trasparenza nelle condizioni nel prezzo di rivendita; condizioni
contrattuali assolutamente inique.
Si tratta, del resto, dei temi alla base della Direttiva
2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese
nella filiera agricola e alimentare, recentemente ratificata, che vieta
espressamente una serie di pratiche commerciali che, purtroppo, risultano assai
diffuse.
“Si tratta di una prospettiva comunitaria – spiega Colucci –
che non riguarda solo la Puglia e la Basilicata, ma l’Italia e altri Paesi in
Europa, ed è per questo che abbiamo il supporto di molte organizzazioni
Nazionali ed Europee”.
Fonte: Corriere Ortofrutticolo
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