
Confermato l’impianto contrattuale del 2018 per la parte
normativa, mentre i prezzi sono stati ridefiniti al rialzo.
L’intesa tra la parte agricola e quella produttiva ha
fissato, infatti, il prezzo a 95 euro a tonnellata per il tondo (+9% rispetto
al 2018) e 105 euro a tonnellata per l’oblungo che è la varietà tipica del sud
Italia rappresentando il 65% del totale del pomodoro da industria prodotto in
quest’area.
Si tratta di cifre che dimostrano che il dialogo sulle
regole portato avanti dal tavolo interprofessionale (l’Oi pomodoro centro sud è
stata riconosciuta lo scorso ottobre 2018) inizia a produrre, indirettamente,
anche effetti benefici sul mercato.
“È prevalso il senso di responsabilità. – dichiara il
Presidente di ANICAV Antonio Ferraioli –. Nonostante il momento non semplice
per l’industria, abbiamo riconosciuto un significativo aumento del prezzo medio
rispetto alla scorsa campagna per venire incontro alle difficoltà della parte
agricola, un importo di gran lunga più alto di quello pagato dagli altri Paesi
produttori a livello mondiale. L’accordo dovrà rappresentare uno stimolo per il
rilancio dell’interprofessione che, oltre a favorire il processo d’integrazione
di filiera, è chiamata a garantire il rispetto delle regole e una forte
attenzione al tema della sostenibilità etica”.
Il prezzo fissato al sud per il tondo (95 euro) è più alto
di quello spuntato dall’Oi nord Italia anche in considerazione, però, dei
maggiori costi produttivi del sud (primo tra tutti acqua e manodopera legata
alla raccolta e selezione dell’oblungo destinati ai pelati) e anche alla
diversa tipologia di prodotto.
“L’accordo premia la sensibilità di tutte le parti – precisa
Gennaro Velardo, presidente di Italia Ortofrutta Unione nazionale – anche
perché la trattativa partiva da 108 e 98. L’auspicio è che a partire dalla
prossima campagna, con il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera del
bacino del Centro Sud, si riesca a chiudere il contratto quadro nei tempi
previsti dell’Accordo circoscrizionale generale dell’Oi al fine di garantire
una corretta programmazione delle quantità. Ora il problema che preoccupa gli
operatori, sono i volumi. Le condizioni climatiche avverse, nonostante siano
stati creati nuovi impianti, fanno temere una riduzione della produzione che,
in via prudenziale, è del 10%”.
Autore: Mariangela Latella
Fonte: Corriere Ortofrutticolo
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