In Italia nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci
volte i terreni coltivati a cannabis sativa, dai 400 ettari del 2013 ai quasi
4000 stimati per il 2018 nelle campagne E’ quanto afferma la Coldiretti nel
commentare il parere formulato dal Consiglio Superiore di Sanita su richiesta
del ministero della Salute sulla cannabis light che ha contribuito alla
diffusione della coltivazione in Italia utilizzata anche per esperienze
innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio
antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a pasta, biscotti e cosmetici.
Ora occorre fare chiarezza per tutelare i cittadini e le
centinaia di aziende agricole che hanno avviato nel 2018 la coltivazione di
canapa, dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in
Lombardia, Friuli V.G. Sicilia e Sardegna con il moltiplicarsi di esperienze
innovative.
Per la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a
basso contenuto di principio psicotropo (Thc) si stima un giro d’affari potenziale
stimato in oltre 40 milioni di euro alimentato dall’approvazione della legge
numero 242 del 2 dicembre 2016 recante “Disposizioni per la promozione della
coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” che ha disciplinato
il settore. Con la nuova norma non è, infatti, più necessaria alcuna
autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di
Thc al massimo dello 0,2%, fatto salvo l’obbligo di conservare per almeno
dodici mesi i cartellini delle sementi utilizzate. Secondo la norma approvata
la percentuale di Thc nelle piante analizzate può inoltre oscillare dallo 0,2%
allo 0,6% senza comportare alcun problema per l’agricoltore.
Al momento risulta consentita solo la coltivazione delle
varietà ammesse, l’uso industriale della biomassa, nonché la produzione per
scopo ornamentale, mentre per la destinazione alimentare possono essere
commercializzati oltre ai semi anche le altre componenti vegetali nel rispetto
della disciplina di settore. Si ricorda infatti che un precedente parere
dell’istituto Superiore di Sanità (12/12/07 n. 18652) abbia formulato precise
indicazioni sulle quantità massime ammissibili di THC per alcune categorie di
alimenti prendendo a riferimento il valore medio di 1,5 mcg/Kg di peso
corporeo-die al giorno come quantità tollerabile di assunzione giornaliera e se
si considera un individuo di 68 Kg/peso di riferimento la quantità massima di
assunzione giornaliera corrisponde a 102 mcg.
Per quanto riguarda il divieto di utilizzo di foglie e fiori
di canapa per scopo alimentare Coldiretti esprime, tuttavia, l’esigenza che sia
fatta chiarezza sulla posizione dell’amministrazione tenuto conto dei
chiarimenti contenuti nella recente circolare del 22 maggio 2018 del Ministero
delle Politiche Agricole che, diversamente, ammette nell’ambito delle
coltivazioni destinate al florovivaismo l’utilizzo delle stesse infiorescenze.
Le ragioni di chiarezza sono d’altra parte imposte dal richiamato successo che
i prodotti a base di canapa hanno sul mercato europeo e molti Stati tra cui la
Germania hanno già legiferato in modo dettagliato fissando il limite di
sicurezza per il THC negli alimenti sicché in base alla libera circolazione
sarebbe penalizzante per gli operatori nazionali veder circolare prodotti
ottenuti in altri paesi mentre in Italia valgono norme più restrittive.
La Canapa è una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più
che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il
secondo maggior produttore al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). Il
declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom
economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla
campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su
questa pianta. ll Governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione
internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti”
(seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui la canapa sarebbe dovuta
sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore mentre nel 1975
esce la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti, e negli anni successivi gli
ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono.
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