Evoluzione, tecnologia, innovazione sono tutti aggettivi
riferibili al mondo dell’agricoltura di oggi. Lo scenario che prospetta il
prossimo ventennio descrive un cambiamento radicale nel concepire le modalità
di sfruttamento ed utilizzazione del suolo grazie alle recenti scoperte che
vedono sempre più affermarsi come protagonisti in ambito scientifico discipline
come la microbiologia legata
all’utilizzo dei microrganismi in grado di abitare il suolo, proteggerlo e fortificarlo
dagli attacchi di funghi o batteri dannosi per le coltivazioni e per l’uomo con
la finalità di tutelare e preservarne il capitale a favore del suo utilizzo per
le generazioni a venire.
Ed è proprio in questo contesto che il concetto di suolo
viene reinterpretato in una rinnovata, migliore e adeguata definizione che ne
definisce stavolta il ruolo considerandolo come organismo vivente al pari della
pianta da esso ospitata. Solo così possiamo pensare a delle tecnologie in grado
di tutelarlo e preservarlo.
La desertificazione incalzante e l’incapacità di
fronteggiare in maniera sufficiente la domanda alimentare globale con risorse
rinnovabili ed in grado di sostentare le popolazioni sempre più numerose del
nostro pianeta, pongono altresì allo scienziato del suolo numerosi ed urgenti
quesiti che spingono alla necessità di integrare etica e tecnologia insieme. E’
cosi che la conferma di numerose evidenze scientifiche tra cui quelle della
relazione endofitica tra microrganismo e pianta diventano essenziali per
spiegare fino a che punto questo cambiamento nella visione e nella descrizione
della vita nel suolo, sia poi a cascata in grado di rivoluzionare l’intero
sistema della produzione agricola moderna. Caratteristica essenziale ed
estremamente innovativa dei microrganismi è quella di essere in grado di creare
delle vere e proprie reti di interscambio di elementi nutrizionali che in
taluni casi riescono ad evolversi ulteriormente realizzando proprio quella
relazione endofitica con la pianta che sarà in grado di essere aiutata e
sostenuta per fronteggiare i maggiori stress biotici e abiotici che si
presenteranno durante il ciclo vitale.
Grazie a tali interconnessioni il parallelismo tra la
necessità e la capacità di interazione sociale dell’individuo e della pianta si
fa sempre più evidente dimostrando come al pari dell’uomo anch’esse necessitino
di relazionarsi del tutto peculiarmente, utilizzando segnali chimici per
comunicare tra di loro all’interno di un habitat dalla frequentazione
microbiologica “selezionata” appositamente per favorirne sviluppo e la
sopravvivenza reciproca all’interno di una “comunità” di piante.
Affermando la possibilità di comunicazione tra le piante, si
evidenzia un sistema finemente interconnesso che fa dello scambio di segnali
chimici un elemento essenziale alla comprensione ed allo studio della relazione
suolo-pianta nel quale molecole e recettori sono pronti secondo le “istruzioni”
che si scambiano ad ostacolare o a favorire il ciclo di vita di essa. Tutto ciò
si traduce in un bassissimo impatto ambientale realizzato grazie alla sensibile
riduzione dei pesticidi che non hanno più ragione di essere in un equilibrio
microbiologicamente funzionale a tale relazione.
E in questo “terreno fertile” di scoperte ed innovazione
scientifica che si scriverà il futuro della nutrizione umana. Allo scienziato,
all’agronomo, a coloro che si affacciano al mondo dell’agricoltura e della
nutrizione è affidato un compito di grande responsabilità ma di grande
prestigio: fare sì che tutte le parti coinvolte possano insieme interagire
proprio per valorizzare e trarre le migliori risorse da queste scoperte con la
consapevolezza che soltanto se consideriamo la pianta come il prodotto
dell’interazione tra essa, il suolo ed i suoi abitanti, potremo realizzare il
grande progetto di poter sostenere ecologicamente ed economicamente la vita
dell’uomo su questo pianeta.
Autore: Vincenzo Michele Sellitto
Fonte: Accademia dei Georgofili
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