Milioni
di donne e di uomini che ogni giorno lavorano in tutto il mondo e in Italia per
portare il cibo sulle nostre tavole versano in grande povertà, vittime spesso
di condizioni di lavoro disumane, a dispetto di profitti multimiliardari generati
dall'industria alimentare. E' la denuncia contenuta nel nuovo rapporto Maturi
per il cambiamento, diffuso oggi da Oxfam che per quello che riguarda in
particolare l'Italia mette in luce come siano circa 430 mila i lavoratori
irregolari in agricoltura, 100 mila dei quali vittime di sfruttamento.
Lo
studio analizza le politiche di alcune tra le maggiori catene di supermercati
in Europa e negli Stati Uniti, che stentano ad adottare pratiche commerciali
più eque nei confronti di piccoli produttori e lavoratori agricoli lungo le
loro filiere di approvvigionamento. Oxfam mette quindi in evidenza i crescenti
squilibri e le condizioni di sfruttamento nelle filiere dei supermercati a
livello globale. In particolare, denuncia che questi ultimi trattengono una quota
crescente del prezzo pagato dai consumatori - in alcuni casi fino al 50% -
mentre quella destinata a lavoratori e produttori è spesso pari a meno del 5%.
Quanto
ai piccoli coltivatori e lavoratori, dall'analisi della filiera di 12 prodotti
comunemente presenti nei supermercati di tutto il pianeta emerge che nella
stragrande maggioranza dei casi vivono in povertà. Viceversa, nel 2016 le prime
8 catene di supermercati Usa quotati in borsa hanno incassato quasi 1.000
miliardi di dollari, generando 22 miliardi di profitti e restituendo 15
miliardi agli azionisti. Per quello che riguarda in particolare l'Italia, il
75% delle lavoratrici nei campi intervistate da Oxfam afferma di essere
sottopagata, dovendo rinunciare a pasti regolari.
Secondo
gli ultimi dati disponibili, nel 2015 erano circa 430 mila i lavoratori
irregolari in agricoltura e potenziali vittime di caporalato in Italia,
"impiegati" in quasi tutte le principali filiere stagionali di frutta
e verdura in vendita nella grande distribuzione. Tra questi 100 mila lavoratori
vittime di sfruttamento, con l'80% di lavoratori stranieri e il 42% di donne,
che a parità di tipologia di lavoro venivano sottopagate rispetto agli uomini.
Tra
le più gravi forme di sfruttamento e violazione dei diritti: orari di lavoro
nei campi fino a 12 ore al giorno; lavoratori esposti a pesticidi tossici e a
temperature altissime in estate e estremamente rigide in inverno; abusi e
violenze sulle lavoratrici; paghe medie tra i 15 e 20 euro al giorno, ben al di
sotto del minimo legale di 47 euro al giorno.
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