
Con
i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione le agromafie
impongono la vendita di determinate prodotti agli esercizi commerciali, che a
volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente
grazie alle disponibilità di capitali ottenuti con il commercio della droga.
Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni
che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e
soffocando l’imprenditoria onesta, ma – continua la Coldiretti – compromettono
in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto
indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore
del marchio Made in Italy. I poteri criminali si “annidano” nel percorso che
frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole
degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione.
“Le
agromafie sono diventate molto più complesse e raffinate e non vanno più
combattute solo a livello militare e di polizia ma vanno contrastate a tutti i
livelli: dalla produzione alla distribuzione fino agli uffici dei colletti
bianchi dove transitano i capitali da ripulire, garantendo al tempo stesso la
sicurezza della salute dei consumatori troppo spesso messa a rischio da truffe
e inganni solo per ragioni speculative” afferma il Presidente della Coldiretti
Ettore Prandini nel sottolineare che gli ottimi risultati dell’attività delle
forze dell’ordine confermano l’efficacia del sistema di controlli in Italia
che vanno però sostenuti con la riforma
dei reati in materia agroalimentare per aggiornare le norme attuali, risalenti
anche agli inizi del 1900”. Un obiettivo – conclude Prandini – sostenuto dalla
importante decisione del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di chiedere
la collaborazione di Giancarlo Caselli e dell`Osservatorio Agromafie promosso
dalla Coldiretti, proprio per procedere alla revisione delle leggi in materia.
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