
A denunciare una legge regionale “avventata, affrettata e
penalizzante per l’intero comparto agricolo” è la Confederazione Agromeccanici
e Agricoltori Italiani, la più importante associazione del comparto
agromeccanico a livello nazionale.
«Già nelle scorse settimane Confai Lombardia, espressione
territoriale regionale di Cai, aveva messo in allarme circa la volontà da parte
di Palazzo Lombardia di eliminare i permessi di circolazione per le macchine
agricole eccezionali – riassume il vicepresidente di Cai, Sandro Cappellini -.
Un atto sorretto da motivazioni certamente condivisibili, come la soppressione
di tanti oneri burocratici, amministrativi e finanziari, ma che non fa i conti
con la necessità delle macchine agricole di accedere a tutto il territorio
regionale, anche attraverso la viabilità minore. Tutto ciò, a patto di
agevolare nei fatti il percorso di sburocratizzazione, senza confliggere con la
libertà di circolazione e la libertà di
impresa, diritti sanciti e tutelati anche dalla Costituzione».
Il provvedimento licenziato a livello regionale, al
contrario, rischia di vietare la circolazione dei mezzi agricoli su alcune
strade, rendendo impossibile, ad esempio, svolgere ordinarie operazioni di
raccolta in campo, con grave danno non soltanto per le imprese agromeccaniche,
ma anche quelle agricole.
«Se il provvedimento emanato è frutto della collaborazione
tra Regione con organizzazioni di rappresentanza minoritarie, allora ci
spieghiamo molte cose – afferma Cai -. Per inseguire un risparmio di 100 euro
ad azienda, come alcuni hanno dichiarato trionfalmente, si mette a rischio il
Pil di settore della prima realtà agricola d’Italia. Confai Lombardia non è
stata interpellata nella fase di elaborazione della legge regionale e si vede.
Il risultato è sconcertante, incompleto e soprattutto pericoloso per le
filiere. Complimenti all’involuzione di Regione Lombardia, che ha dimenticato
di contattare la prima organizzazione di rappresentanza degli agromeccanici,
per imbastire una norma suicida, contrabbandata per sburocratizzazione».
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