
Allo stesso tempo –
nonostante la maggioranza dei consumatori intervistati (il 51,67%) si
senta mediamente informata rispetto al tema dello sfruttamento nelle filiere
agricole – in 8 su 10 (il 78,20% del campione) dichiarano di non avere adeguate
informazioni per poter riconoscere sugli scaffali dei supermercati, i prodotti
che assicurano una equa redistribuzione del valore tra tutti gli attori della
filiera.
Sono questi alcuni dei principali risultati emersi dal
sondaggio realizzato a giugno da Oxfam e Federconsumatori, tra i consumatori
italiani.
“I consumatori ci dicono di non voler essere complici
inconsapevoli dello sfruttamento nei campi. Senza informazioni ed elementi che
garantiscano la piena trasparenza sul rispetto dei diritti umani nelle filiere,
i consumatori non riescono ad esercitare una scelta responsabile che pure
dichiarano, senza esitare, di voler compiere. – ha detto Giorgia Ceccarelli,
policy advisor di Oxfam Italia – Trasparenza quindi, ma anche la piena
assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori delle filiere
agroalimentari, inclusa la Grande Distribuzione Organizzata, in nome di una
maggiore equità”.
Le principali cause di sfruttamento dietro ai prodotti
Il sondaggio ha voluto indagare inoltre il livello di
consapevolezza dei consumatori italiani rispetto al tema dello sfruttamento dei
braccianti e degli operai agricoli, e la loro propensione ad agire per arginare
il fenomeno.
In merito alle cause che alimentano lo sfruttamento del
lavoro nei campi, i consumatori esprimono un sostanziale riconoscimento della
complessità del fenomeno, non riconducendolo al ruolo di un singolo attore
della filiera, ma piuttosto ad una concatenazione di cause ed effetti. Per il
63,34% degli intervistati l’infiltrazione mafiosa è la principale causa che
condiziona un sistema diffuso di sfruttamento nelle campagne italiane. In
seconda posizione si collocano il ruolo degli imprenditori agricoli, a cui il
54,11% dei consumatori attribuisce la responsabilità di condurre affari sulla
pelle di lavoratori disposti a tutto pur di sopravvivere.
La mancanza di controlli nelle aziende agricole è invece
l’opzione scelta dal 51,62% dei rispondenti.
“Stupisce positivamente anche una più matura consapevolezza
del fatto che lo sfruttamento non si origina e esaurisce sui campi, ma è il
frutto di un percorso di filiera in cui anche il settore della distribuzione e
i consumatori hanno importanti responsabilità. Ben il 44% degli intervistati
considera lo schiacciamento dei prezzi pagati dalla GDO per rifornire i propri
scaffali e le scelte di acquisto compiute dai consumatori, solo in base alla
convenienza economica di un prodotto, tra le cause principali dello
sfruttamento del lavoro a discapito degli anelli più deboli della filiera di
produzione- ha aggiunto Emilio Viafora, Presidente di Federconsumatori – Ciò
evidenzia un alto grado di consapevolezza tra i consumatori italiani sul tema”.
Le richieste dei consumatori alla Grande Distribuzione
Dall’indagine emergono inoltre azioni che secondo i
consumatori le aziende della GDO potrebbero intraprendere per porre fine allo
sfruttamento del lavoro agricolo e alla violazione dei diritti lungo le filiere
di produzione: garantire che i prodotti a scaffale siano liberi da sfruttamento
e aumentarne l’offerta per consentire pratiche di acquisto responsabile,
aumentare la trasparenza delle informazioni sull’origine e il percorso che un
prodotto compie dal campo allo scaffale, garantire ai produttori un costo
all’origine dignitoso che garantisca una remunerazione equa dei fattori di
produzione. Tutte azioni che la Grande distribuzione potrebbe intraprendere da
subito.
”Si tratta quindi di riconoscere che i comuni meccanismi di
audit, con cui le aziende valutano l’osservanza dei codici di condotta da parte
dei loro fornitori non sono sufficienti far emergere le cause strutturali delle
violazioni dei diritti umani nelle filiere agroalimentari. – conclude Giorgia
Ceccarelli – Le aziende devono adottare meccanismi più robusti di due diligence
in materia di diritti umani per capire e monitorare se e come il loro modo di
operare sulle filiere agroalimentari stia causando o contribuendo a violazioni
dei diritti umani.
La campagna “Al giusto prezzo” Il sondaggio presentato oggi
è stato realizzato nell’ambito della campagna di Oxfam “Al giusto prezzo”, che
pone al centro il tema della responsabilità delle imprese sui diritti umani e
il ruolo che i consumatori possono esercitare.
Una campagna a cui Federconsumatori ha aderito con convinzione,
nell’ottica di una collaborazione che proseguirà nel tempo.
Fonte: Agricultura.it
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