I consumatori italiani sono più consapevoli, attenti alla
salute e alla sostenibilità. E' quanto emerso a Cernobbio durante il Forum
dell'organizzazione agricola in cui si è parlato anche di latte ed
etichettatura.
Sicurezza alimentare, consumi, mercati e zootecnia sono
stati gli argomenti principali della 15° edizione del Forum internazionale
dell’agricoltura e dell’alimentazione che si è tenuto a Cernobbio, sul Lago di
Como, il 14 e 15 ottobre scorsi.
In apertura della manifestazione sono state presentate le
confezioni di latte, burro e mozzarella con le nuove etichette: dall’Unione
europea è infatti arrivato il via libera, tramite il silenzio-assenzio,
all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti
lattiero-caseari come richiesto dall’Italia.
L’attenzione è stata poi portata su un altro tema che
riguarda la sicurezza alimentare e gli allevamenti italiani: l’entrata in
vigore del “decreto salumi” che recepisce norme comunitarie concernenti la
disciplina della produzione e della vendita di alcuni prodotti di salumeria.
Secondo Coldiretti verranno così “aumentati di un punto
percentuale i tassi di umidità relativi al prosciutto cotto, a quello cotto
scelto e a quello cotto di alta qualità. Il contenuto di acqua consentito sarà
pagato dagli acquirenti come se fosse carne. L’incremento del tasso di umidità
previsto per le tre categorie di prosciutto andrà, a minare la qualità del
prodotto stesso a discapito del maiale italiano, le cui carni hanno
caratteristiche qualitative superiori a quelle dei maiali importati dai paesi
del Nord. Il decreto cancella poi il divieto di utilizzo di aromi chimici,
aprendo così la strada alla possibilità di correggere gusto e sapore dei salumi
fatti con materia prima scadente e di dubbia origine”.
Le esportazioni italiane, non solo quelle zootecniche ma di
tutti i settori, dall’agroalimentare alla moda fino alle auto e al mobile,
hanno ora anche un altro ostacolo: la Brexit. L’uscita della Gran Bretagna
dall’Unione europea ha provocato un calo del 12% dell’export del Belpaese in
Uk, si legge in una nota dell’organizzazione agricola, che prevede una perdita
totale di 2,7 miliardi in un anno se questo trend continuerà.
Preoccupa inoltre il rischio che si affermi in Gran Bretagna
una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane. “Si
dovrà verificare il destino a livello comunitario della procedura in corso per
fermare le etichette a semaforo che la Gran Bretagna ha deciso di far adottare
al 98% dei supermercati inglesi nonostante si tratti di un ostacolo alla libera
circolazione delle merci” ha ricordato il presidente nel sottolineare che “il
sistema esclude paradossalmente dalla dieta alimenti sani, dal Parmigiano
Reggiano al Prosciutto di Parma, per promuovere le bevande gassate senza zucchero,
fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale e colpendo il
60% delle produzioni italiane”.
Ma anche i consumatori italiani devono fare attenzione a
quello che acquistano. Secondo "La classifica dei cibi più
pericolosi" elaborata sulla base del Rapporto del ministero della Salute
sul sistema di allerta europeo, infatti, sui nostri mercati nel 2015 c’è stato
un boom di prodotti stranieri delle categorie finite sotto accusa per
l’eccessiva presenza di residui chimici, micotossine, metalli pesanti,
contaminanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti.
Un esempio sono gli arrivi nello scorso anno di nocciole
dalla Turchia, considerate il prodotto più pericoloso per la presenza di
aflatossine oltre i limiti, che sono aumentati in valore del 47%, facendo
segnare il valore record di 295 milioni di euro, con un ulteriore balzo in
avanti dell’8% nel primo semestre del 2016.
L’organizzazione agricola ha sottolineato la necessità di
rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti
dall’estero per far conoscere ai consumatori i nomi delle aziende che usano
ingredienti stranieri. “Solo in questo modo sarà possibile liberare le imprese
italiane dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere realizzate in
condizioni di dumping sociale e ambientale con rischi concreti per la sicurezza
alimentare dei cittadini”.
Gli italiani però non si lasciano ingannare dai prezzi più
bassi, tagliano piuttosto le quantità e puntano invece su qualità,
sostenibilità, ambientale e sociale, e sono incuriositi dai nuovi alimenti con
proprietà salutistiche. E’ quanto emerge dall’analisi sulle scelte di acquisto
degli italiani presentata al Forum che registra un calo nei consumi di ben
2,5kg alla settimana, per un carrello della spesa settimanale di 18,9 kg,
toccando così il minimo storico da dieci anni.
I consumatori del Belpaese sono più consapevoli
dell’importanza dello stile alimentare nell’insorgenza di talune patologie.
Riguardo ai fattori che determinano la propria dieta, scrive Coldiretti, il
41,5% degli italiani indica i propri gusti, il 39,4% la ricerca della qualità e
della genuinità, il 29,5% la voglia di alimenti che facciano bene alla salute e
prevengano malattie e una quota inferiore del 28,4% indica i prezzi.
“L’attenzione dei consumatori per il valore
qualitativo ed etico di quello che portano in tavola è sicuramente un fatto
positivo - ha dichiarato Moncalvo -. Il miglior modo per sostenere questa
rinnovata centralità del cibo è consentire ai cittadini di fare scelte di acquisto
consapevoli garantendo loro una piena trasparenza sulla reale origine di ciò
che mettono nel carrello”.
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