Ma la produzione mondiale è in calo: -5% rispetto all'anno
scorso. Per il Belpaese cresce anche l'export, che vede vicino l'obiettivo
annuale di 5,5 miliardi di euro.
Secondo i dati dell’Oiv la produzione mondiale di vino 2016
è stimata sui 259 milioni di ettolitri, in riduzione del 5% rispetto al 2015.
Al primo posto si conferma l’Italia con 48,8 milioni di
ettolitri, seguita dalla Francia con 41,9 milioni di ettolitri, mentre al terzo
posto c’è la Spagna (37,8 milioni di ettolitri). Questi tre livelli di
produzione sono determinati da una riduzione produttiva marcata in Francia, da
una lieve flessione in Italia (-2%), e da un leggero segno positivo in Spagna
(+1%).
Dal punto di vista qualitativo, il livello è molto elevato,
in certe situazioni simili alla vendemmia 2015, considerata ottima.
“Vediamo che in tutta l’Ue ci sono delle regioni che sono
state fortemente colpite da condizioni climatiche avverse – commenta Thierry
Coste, presidente del gruppo di lavoro sul vino del Copa Cogeca – Fra gli
eventi climatici avversi si sono registrate siccità in alcuni paesi, con gelate
e grandine in altre. La vendemmia europea di conseguenza non è abbondante, ma
si prevede una buona qualità. I livelli di produzione sono comunque sufficienti
rispetto all’eccellente annata del 2015. In generale la vendemmia del 2016 è
agli stessi livelli di quelle precedenti, con una qualità trasversalmente
buona”.
Segnali molto positivi anche dall’export, con il vino made
in Italy che punta a quota 5,5 miliardi di fatturato all’estero alla fine del
2016.
“Continua il trend positivo già analizzato per i primi tre
mesi dell’anno – sottolinea il presidente dell’Uiv Antonio Rallo – però
cresciamo poco e meno dell’anno scorso. Il valore dell’export da gennaio a luglio
ha superato i 3 miliardi di euro e il ritmo è rallentato, con un +1,1% rispetto
allo stesso periodo 2015. Non siamo preoccupati ma nemmeno entusiasti, perché
nonostante la domanda estera di vini italiani a denominazione sia buona, sono
sempre gli spumanti a trainare le vendite con un valore di 517 milioni di euro
(+26%) e 1,3 milioni di ettolitri (+20%). Sostanzialmente, stimiamo di poter
chiudere il 2016 a 5,5 miliardi di euro di giro d’affari estero”.
A guidare il trend dell’export è il Prosecco, con un
incremento a valore del 33%, per un totale di 456 milioni di euro, e del 24% a
volume, con 1,2 milioni di ettolitri esportati.
“Qualità e territorio sono il vero valore aggiunto nella
strategia produttiva del nostro sistema vitivinicolo – spiega Rallo – Dobbiamo
migliorare e rafforzare la nostra capacità di investire in promozione. E’
necessaria una presa di posizione forte da parte delle istituzioni per ottenere
più fondi dedicati al settore da Bruxelles nel post 2020. La cultura del
consumatore sta cambiando e la richiesta di vino è sempre più orientata verso
prodotti di qualità Se vogliamo imporci
sui mercati internazionali, sarà fondamentale saper raccontare la qualità dei
nostri prodotti anche attraverso i valori e le nostre tradizioni, unici al
mondo”.
Fra i prinicipali mercati serviti dal made in Italy, ci sono
al primo posto gli Stati Uniti (1% rispetto allo stesso periodo 2015) per un
controvalore di 771 milioni di euro. In Regno Unito l’export vale 400 milioni
di euro, mentre crescono Austria e Paesi Bassi. Ottimi dati anche dalla Cina,
dove il vino italiano cresce in valore del 10% (54 milioni di euro) e in volume
del 9%. In ripresa anche il mercato russo, grazie alla decisa progressione
delle Doc-Docg.
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