La leggera ripresa delle quotazioni segue la tendenza
positiva della seconda metà dell'anno. Ecco tutti dati dell'Ismea.
Leggero rialzo dei prezzi agricoli nella seconda metà
dell’anno, che prosegue anche nel mese di settembre. Secondo l’Ismea, l’indice
dei prezzi si è attestato nel mese preso in esame è a 111,8: ha infatti
evidenziato un dato congiunturale di crescita moderata dei listini (+2,1%
rispetto ad agosto). Su base annua il calo è ancora significativo (-8,6%),
infatti a settembre 2016 l’indice aveva registrato un piccolo dei prezzi
agricoli e di conseguenza il confronto risulta sfavorevole.
La dinamica ribassista è stata più marcata per i prodotti
delle coltivazioni (-13%), mentre i prezzi dei prodotti zootecnici hanno
mostrato una migliore tenuta (-3,6%). Meno marcato l’andamento ribassista
secondo l’indice core (-7,1%). Questo indicatore, elaborato dall’Ismea
escludendo le componenti stagionali e con quotazioni più variabili, ha infatti
il vantaggio di cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli. La flessione
dei prezzi all’origine si riflette sui prezzi al consumo di beni alimentari e
bevande.
Si è arrestata la crescita propulsiva dei prezzi degli
alimentari non lavorati, ora pari allo 0,4%, mentre i pezzi della componente
dei prodotti lavorati hanno riportato una variazione deflativa (-0,1%). Il dato
tendenziale per i prezzi delle coltivazioni riflette dinamiche eterogenee dei
vari segmenti produttivi. Continuano i forti cali nelle quotazioni dei cereali
(-18,5%), così come gli olii e grassi vegetali (-25%), con il prezzo dell’olio
che perde 28,3%. Tra i prodotti più stagionali calano quasi tutti gli ortivi,
ad eccezione delle zucchine (+8%).
Positivo invece il confronto annuo per le colture
industriali (+8%) i semi oleosi (+5,6%). Per quanto riguarda la frutta, la
crescita a +11,1% riguarda in particolare i limoni e la frutta a guscio. Sul
fronte della zootecnia la tendenza risulta meno deflativa, beneficiando di una
congiuntura relativamente favorevole al settore. Scende il prezzo del bestiame
vivo (-2,2%), mentre il suino è l’unico allevamento a distinguersi per una
crescita tendenziale del prezzo dell’animale (+13%).
Nessun commento:
Posta un commento