Secondo i dati dell'Anacer, nei primi sette mesi del 2016 è
aumentata la dipendenza dall'estero dell'Italia per i cereali. Si riduce il
valore dell'export.
Peggiora il saldo della bilancia commerciale del settore
cerealicolo in Italia nei primi sette mesi del 2016.
Se nello stesso periodo del 2015 il passivo era stato di 958
milioni di euro, quest’anno il deficit commerciale ha toccato 1040,3 milioni di
euro, frutto di esborsi per import di 2977,6 milioni di euro e introiti da
export per 1937,3 milioni di euro.
Per quanto riguarda le importazioni, la maggiore spesa è
dovuta a una crescita delle quantità richieste nel periodo gennaio-luglio 2016
di 1.096.000 milioni di tonnellate (+11%). L’incremento maggiore si è avuto nei
cereali in granella (+890mila tonnellate), in particolare il mais (+458mila
tonnellate) e il grano tenero (+401mila tonnellate), e in misura minore il
grano duro (+57mila tonnellate), e l’orzo (+63mila tonnellate).
Tra gli altri prodotti presi in esame si registra la
diminuzione delle farine proteiche di estrazione (-137mila tonnellate), mentre
crescono semi e frutti oleosi (+269mila tonnellate). Leggera crescita
dell’import anche del riso (+38mila tonnellate).
Diminuzione generale dell’export per 207mila tonnellate
(-7,6%). Scendono le spedizioni all’estero di cereali in granella (-217mila
tonnellate), mangimi a base di cereali (-13600 tonnellate), riso (-14400
tonnellate). Cresce l’export di prodotti trasformati (+33mila tonnellate),
farina di grano tenero (+7700 tonnellate). Sullo stesso livello del 2015 le
vendite sui mercati esteri di semola di grano duro e paste alimentari.
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