I dati elaborati da Cno e Unasco
indicano una riduzione di oltre il 45%. Si salvano solo alcune regioni del
Centro Nord.
Le stime di previsione per la
campagna olearia 2016/17 non lasciano presagire nulla di buono. Il Consorzio
nazionale degli olivicoltori e l'Unione nazionale di associazioni coltivatori
olivicoli hanno elaborato i dati raccolti nelle diverse realtà olivicole
nazionali, dalla propria rete territoriale di tecnici e il risultato ha
indicato una produzione in netto calo rispetto alla campagna precedente.
Una riduzione che supererebbe il
45% e che, nelle prossime settimane fino al completamento della raccolta,
potrebbe peggiorare se le condizioni climatiche dovessero ostacolare le
operazioni di raccolta e se le temperature, troppo miti, continuassero a
favorire lo sviluppo di ulteriori generazioni di mosca.
Intanto il mercato già risente
delle previsioni di una restrizione dell'offerta: la quotazione media
dell'extravergine nazionale è andata progressivamente incrementando durante
tutto il mese di settembre, passando da 4,13 euro/chilogrammo (netto Iva) della
fine di agosto agli attuali 4,4 euro/chilogrammo, con un incremento del 6,54%.
La raccolta, che sotto il profilo
della maturazione avrebbe potuto attendere ancora qualche settimana, è stata in
molti casi anticipata per tutelare la qualità del prodotto presente, visto che
il monitoraggio della mosca olearia continua ad indicare un po' ovunque un
ampio superamento delle soglie di danno.
I frantoi hanno cominciato ad
aprire già nella seconda metà di settembre (e non solo in regioni come la
Sicilia dove questa tempistica è prassi), e sono ormai in piena attività un po'
ovunque.
Alla base di questo deludente
risultato c'è l'alternanza produttiva e un complesso di condizioni micro e
macro climatiche sfavorevoli nel corso dell'annata, che hanno influito
negativamente sulle produzioni creando un contesto piovoso, fresco e umido che
ha stimolato lo sviluppo di parassiti e patogeni, risultati difficili se non
impossibili, in alcuni casi, da controllare.
Ci si attendeva un'annata
cosìddetta di scarica. Una prima indagine compiuta a luglio da Cno e Unasco
aveva già evidenziato uno stato di carica degli oliveti decisamente contenuto
rispetto alle piene potenzialità, come immediata conseguenza dell'abbondante
produzione della campagna precedente.
Ma le cattive condizioni meteo
della primavera prima e dell'estate poi, hanno favorito l'attacco della mosca e
di altri patogeni.
Ecco le previsioni Cno-Unasco per
tutte le regioni italiane.
Puglia (-40%)
Il calo produttivo è condizionato
soprattutto dalle scarse produzioni attese in Salento. Le province di Foggia
(-8%) e di Bari (-25%), pur presentando segno negativo, si difendono rispetto
alle province di Taranto, Brindisi e Lecce.
Anche in questo caso la qualità
attesa subirà un calo imputabile a parassiti e patogeni.
Calabria (-65%)
Risulta particolarmente
penalizzata la provincia di Reggio Calabria, particolarmente nell'areale della
Piana di Gioia Tauro e del versante tirrenico, seguita da quella di Catanzaro.
Le province di Crotone e di
Cosenza presentano mediamente un calo del 50% della produzione sebbene, anche
in questo caso, ci siano degli areali dove le produzioni soffrono di meno, come
nel caso della collina interna crotonese e dell'areale ionico del cosentino
dove ci sono le produzioni maggiori.
Sicilia (-65%)
Il calo produttivo è stato
definito pari a quello della campagna 2014/15, l'anno horribilis
dell'olivicoltura italiana. Ai fattori già menzionati che hanno influito
negativamente sulle produzioni attese, si è aggiunto un lungo periodo siccitoso
che ancora perdura.
Inoltre, nella provincia di
Catania, va segnalata un'ulteriore problematica sanitaria legata alla
diffusione della lebbra dell'olivo.
Lazio (-35%)
Sembrerebbe tenere la provincia
di Viterbo dove il segno negativo si ferma al -15%, determinato soprattutto
dalla siccità estiva che ha interrotto un andamento fino a quel momento
favorevole delle condizioni meteorologiche.
Sulle varietà più precoci
rispetto alla Caninese, varietà tipica della provincia, quali Leccino e
Frantoio, gli attacchi di mosca sono stati severi e solo a consuntivo si
potranno valutare a pieno i danni alle produzioni biologiche e a Denominazione
di origine protetta (Tuscia e Canino).
La provincia di Rieti sembrerebbe
invece raggiungere un calo medio del 40%, come le rimanenti province.
Campania (-50%)
La produzione, oltre ad essere
scarsa quantitativamente, si presenta particolarmente deludente sotto il
profilo qualitativo, in particolare nel salernitano, provincia che maggiormente
contribuisce alla produzione regionale.
Anche in questo caso gli attacchi
di mosca e un'infestazione di lebbra senza precedenti hanno penalizzato la
qualità e la quantità della produzione.
Sono però da segnalare ampie aree
in cui la produzione sembra aver mantenuto o superato il livello dell'annata
precedente.
Centro Nord
Toscana (+2%) e Umbria (+12%)
sono le uniche due regioni, oltre al Veneto (+1%), in tutto il Paese, a
presentare complessivamente un segno positivo.
Come sempre, però, le produzioni
olivicole hanno un andamento non uniforme, a macchia di leopardo, e anche
nell'ambito delle regioni con segno positivo si riscontrano areali dove il calo
produttivo è stato sensibile. In Toscana, ad esempio, è il caso province di
Grosseto, Livorno e Pisa.
L'Umbria presenta un segno
positivo in entrambe le province, grazie alla varietà Moraiolo che ha mostrato
un'ottima percentuale di allegagione e non sembra aver risentito delle
avversità atmosferiche e parassitarie. Per questa regione si prevede una buona
qualità anche per le produzioni biologiche e a Denominazione di origine.
Le altre regioni del Centro Nord,
come tutte quelle meridionali, presentano tutte segno negativo. La Liguria
mostra un calo generalizzato con particolare sofferenza nella provincia di
Imperia, dove in alcuni areali si raggiunge il -65%.
Abruzzo (-50%)
L'Abruzzo è un'altra regione a
segno negativo. Particolarmente penalizzata la provincia di Pescara.
La primavera, in parte fredda e
piovosa, e l'estate mite con temperature sempre al di sotto della media e
discretamente piovosa, hanno portato ad una produzione mediamente bassa e ad un
incremento delle attività di parassiti e patogeni.
La tignola ha provocato una
cascola delle drupe a fine agosto e successivamente la mosca, che già aveva
iniziato a provocare danni, ha proseguito nella sua opera.
I diversi interventi che la
maggior parte delle aziende (convenzionali e a produzioni Dop) ha effettuato,
hanno contenuto ma solo in parte i danni e il susseguirsi di numerose
generazioni ha comunque danneggiato le produzioni, a maggior ragione nelle
aziende biologiche nelle quali gli interventi con i prodotti permessi non sono
riusciti a fermare l'elevata infestazione di Bactrocera oleae.
La Basilicata e il Molise
condividono la sorte delle regioni a segno negativo e si assestano su
percentuali di riduzione produttiva intorno al -50%.
Marche (-65%)
Particolarmente colpite, in
termini quantitativi, con produzioni più che dimezzate e serie problematiche
legate alla qualità. In tutta la regione sono segnalati attacchi intensi, al
punto da essere fuori controllo e compromettere interamente le produzioni
soprattutto nelle aziende biologiche.
Sardegna (-70%)
La produzione prevista si attesta
attorno al 70% in meno rispetto alla scorsa campagna. Una situazione comunque
disomogenea e distribuita a macchia di leopardo.
Nella provincia di Orosei,
rispetto allo scorso anno, si registra un 40% in meno.
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