Martedì 25 ottobre è in programma la protesta al casello A1
Valdichiana (Bettolle-Si). Oltre 500 agricoltori si riuniranno per chiedere
misure urgenti per salvare il settore.
Sarà inscenato un vero e proprio funerale per il grano
domani, 25 ottobre, al casello Valdichiana della A1, a Bettolle (Si). Alla
manifestazione di protesta indetta da Confagricoltura Arezzo, Cia, Apima e
cooperative, in rappresentanza degli agricoltori di Toscana, Umbria, Abruzzo e
Lazio, ci saranno anche una bara, la banda musicale e il corteo di trattori.
Tra le richieste delle organizzazioni al Governo ci sono: la
sospensione temporanea delle autorizzazioni alle importazioni in regime di Tpa,
Traffico di perfezionamento attivo, per evitare ulteriori speculazioni,
l'impegno in Europa affinché la Pac, oggi incredibilmente ancora in revisione
(Psr 2014-2020), possa incentivare strumenti come i fondi mutualistici per la
stabilizzazione del reddito. Inoltre le organizzazioni chiedono di velocizzare
l'attuazione delle misure annunciate nel piano cerealicolo nazionale con provvedimenti
mirati che possano andare incontro alle esigenze degli agricoltori come ad
esempio potenziare i centri di stoccaggio e favorire una maggiore aggregazione
dell'offerta.
Dalle 9 alle 14, oltre 500 agricoltori con 100 trattori
invaderanno il casello autostradale a difesa del reddito delle loro aziende e
del settore.
"L’annata agraria 2016 è stata caratterizzata da buone
rese in Italia - sottolineano le organizzazioni - ma non altrettanto nel Sud
della Toscana. Le produzioni nazionali di grano duro hanno superato i 5 milioni
di tonnellate, che non hanno impedito di effettuare, comunque, inopportune
importazioni a solo scopo speculativo. In tale situazione Toscana e Umbria
hanno deciso di scendere nuovamente in campo mobilitando gli agricoltori in
difesa del reddito delle loro aziende. Le quotazioni del grano duro e tenero
sono ancora ben al di sotto dei 20 euro al quintale, le stesse produzioni
biologiche non riescono a superare i 25 euro di valore".
Prezzi ben al di sotto dei costi di produzione senza portare
nessun vantaggio per i consumatori considerato che i prezzi della semola e
della pasta restano stabili se non in aumento. "Ovvio – sottolinea la Cia
Siena - che non può funzionare una filiera che vede un quintale di pasta pagato
180 euro dal consumatore e un quintale di grano duro pagato 18 euro al
produttore agricolo. Troppo ampia e ingiustificata la forbice".
Le richieste
Le richieste delle organizzazioni agricole sono contenute in
un documento che sarà consegnato agli amministratori locali e regionali, oltre
che a Governo e Parlamento:
E’ necessario incentivare gli accordi e contratti di filiera
capaci di garantire una più equa ridistribuzione del valore del prodotto
finito, con prezzi minimi garantiti da contratti di coltivazione.
Messa a punto di strumenti di salvaguardia del reddito e
strumenti di incentivazione delle filiere per sostenere la cerealicoltura
italiana.
Prevedere una campagna di promozione e valorizzazione della
pasta italiana nel mondo che trova oggi una concorrenza impensabile fino a soli
pochi anni fa; valorizzando la filiera italiana.
Garantire la completa tracciabilità del prodotto tramite
l'indicazione dell'origine del frumento in etichetta per pane, pasta e
biscotti.
Rendere obbligatoria, e non facoltativa, la comunicazione
delle scorte da parte degli operatori commerciali e industriali in modo da
avere dati oggettivi e verificabili, rendere più trasparente la valutazione di
mercato e approntare un bilancio previsionale affidabile della nuova campagna
di commercializzazione.
Sburocratizzazione e maggior efficienza delle agenzie di
pagamento nazionale e regionali (Agea, Artea).
Accelerare, snellire e semplificare le attività di controllo
delle produzioni del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian).
Controllo qualitativo obbligatorio di tutti i prodotti
agroalimentari importati.
Le misure
Fra le misure urgenti, aggiungono le Cia e Confagricoltura
senesi e aretine, anticipare al massimo possibile i pagamenti dei premi
comunitari previsti per i seminativi; il ripianamento e consolidamento delle
passività onerose per le aziende in crisi; la riduzione o dilazione contributi
previdenziali per autonomi, datori e loro dipendenti.
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