Che anno è stato il 2016 per l’agricoltura? La fotografia
diffusa dall’Istat pochi giorni fa restituisce l’immagine di un settore in
sofferenza, malgrado alcuni punti di forza.
Se è vero che l’Italia resta, con oltre 30 miliardi di euro,
il primo Paese nell’Ue a 28 per valore aggiunto in agricoltura, è altrettanto
vero che questi numeri devono essere spalmati su un numero più elevato di
aziende agricole rispetto ai principali produttori agricoli dell’Unione. E la
realtà parla di un calo del valore aggiunto pari al 5,4% a prezzi correnti e
allo 0,7% in volume nel corso dell’ultimo anno.
Anche i prezzi dei prodotti venduti segnano un ennesimo
ribasso (-3,4%) e così pure i redditi agricoli, in flessione secca con un -8,3%
(a livello europeo il calo è dello 0,4%).
Perciò attenzione a
come interpretiamo i dati. In un quadro del genere, perfino l’aumento delle
unità di lavoro (+0,9%) è sintomatico: l’agricoltura riesce infatti a produrre
occupazione, ma gli addetti guadagnano, in media, sempre di meno. Il fatto che
un numero più ampio di agricoltori sia costretto a dividersi una torta troppo
piccola non è una buona notizia.
Fino a oggi la politica, a cominciare da quella europea con
la Pac, ha affrontato la questione curando più i sintomi che la malattia. Vale
per i sussidi, spesso volti indennizzare gli agricoltori in difficoltà, così
come per gli interventi sugli accordi di filiera tra agricoltori e industrie di
trasformazione, dove i rapporti di forza sono sempre sbilanciati in favore
delle seconde.
Un intervento concreto, da realizzare nel medio e lungo
periodo, su tali equilibri richiederebbe innanzitutto di rendere più agevole –
anche dal punto di vista burocratico – la realizzazione di laboratori di
trasformazione nelle aziende agricole. Questa mossa potrebbe anche contribuire
a ridurre gli eccessi produttivi e, di conseguenza, spingere i prezzi su
livelli davvero remunerativi: una boccata d’ossigeno di cui i nostri
agricoltori hanno disperato bisogno.
Autore: Gaetano Pascale presidente di Slow Food Italia
Fonte: La Stampa del 28 maggio 2017
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