Il prodotto anticrittogamico più utilizzato per combattere
la peronospora del pomodoro e le altre malattie fungine, è il rame. È usato in
diverse composizioni, più o meno concentrate, che adesso andremo a esaminare.
Con i composti di rame, utilizzati in agricoltura già da
fine ‘800, si ottiene una forte prevenzione contro le peronosporacee. Queste
patologie fungine attaccano soprattutto il pomodoro, la vite e la patata.
A livello normativo, il rame è stato in passato oggetto di
dibattito a livello comunitario, e lo è tuttora. Il fine è quello di limitare
il metallo pesante nella difesa delle colture biologiche per combattere funghi
e batteri. I prodotti fitosanitari consentiti in agricoltura biologica,
compresi quelli contenenti rame, sono stati oggetto di diverse disposizioni
normative europee. Ci sono diverse prescrizioni che regolamentano e limitano
l’uso di questi prodotti in agricoltura biologica. In particolare l’allegato II
del regolamento (CE) n. 889/2008 e successive modificazioni, contiene la tabella
in cui sono indicati i principi attivi ammessi. Per quanto riguarda i formulati
a base rameica, essi sono solo 5. L’idrossido di rame, l’ossicloruro di rame,
il solfato di rame tribasico, la poltiglia bordolese e l’ossido rameoso.
Le diverse formulazioni a base di rame
Nella storia dell’utilizzo di questi composti a base
rameica, abbiamo avuto naturalmente numerose evoluzioni. Inizialmente venivano
utilizzate semplici soluzioni di solfato di rame. Il risultato, però, portava a
bruciature delle piante. Inoltre, il solfato subiva un forte effetto di
dilavamento, perdendo quindi la sua efficacia.
Successivamente, per rendere il solfato di rame meno
solubile, si decise di aggiungere latte di calce alla soluzione di vetriolo.
Nacque così la poltiglia bordolese.
Un altro composto che trova largo impiego quale
anticrittogamico è l’ossicloruro di rame.
L’ossicloruro di rame è meglio conosciuto come verderame, in
quanto forma una polvere verde chiara, insolubile in acqua, dove resta sospesa.
Si forma così una poltiglia che ha un’ottima aderenza sulle foglie, ed è meno
dilavabile rispetto al solfato di rame.
Attualmente però, una delle formulazioni più usate per
prevenire la peronospora del pomodoro, è il solfato di rame tribasico.
Lo si ottiene per reazione chimica tra solfato di rame e
ammonio idrossido, ottenendo una soluzione a pH neutro. Ha una duplice azione,
vale a dire che ha caratteristiche di immediatezza e persistenza, possedendo
una struttura molecolare tale da rendere facilmente ed immediatamente disponibile
una parte del contenuto, mentre una seconda frazione si solubilizza più
lentamente, garantendo una graduale liberazione di ioni rame, in modo da
garantire un’ottima persistenza.
Utilizzo ed azione sulle piante di pomodoro
I principali preparati anticrittogamici che abbiamo
esaminato, di cui non proporremo denominazioni commerciali, vengono utilizzati
in agricoltura biologica per prevenire principalmente la peronospora del
pomodoro, ma anche altre malattie crittogamiche (quali alternaria, antracnosi,
ruggine) e forme di batteriosi.
Sono tecniche di prevenzione, per cui, se l’attacco di
peronospora si è già verificato, l’intervento potrebbe essere inutile.
Il prodotto scelto, che di solito si diluisce con acqua, va
irrorato sulle piante per prevenire l’attacco di peronospora.
Avvertenze
Una cosa che in molti tralasciano, ma che è ben presente
sulle etichette dei prodotti, a cui per legge chi utilizza il prodotto deve
attenersi, è che il composto a base rameica non può essere utilizzato durante
il periodo della fioritura delle piante, in quanto sviluppa delle
fitotossicità. Nel pomodoro è possibile l’utilizzo fino alla formazione del
primo palco di fiori, quindi nelle fasi iniziali della crescita, e poi
successivamente solo alla fine del periodo di fioritura.
Bisogna poi rispettare i tempi di carenza, cioè il periodo
tra il trattamento effettuato e la raccolta del frutto. Per i formulati che
abbiamo visto, il tempo di carenza è di solito di 3 gg., periodo in cui non
bisogna raccogliere e quindi consumare i frutti (e non basta assolutamente
lavarli con il bicarbonato, tanto per intenderci!!)
Non dimenticate che per la somministrazione corretta del
prodotto è necessario munirsi di adeguati dispositivi di sicurezza personale.
Si vedono spesso, anche sul web, foto di contadini ignari che effettuano
trattamenti senza utilizzare guanti e mascherina con adeguato filtro di
protezione.
Non bisogna prendere alla leggera l’utilizzo di questi
prodotti, che nell’uomo possono causare danni da avvelenamento diretto. Giusto
per esemplificare riportiamo integralmente una sintomatologia indicata in
etichetta di un prodotto a base rameica
“Sintomi:denaturazione delle proteine con lesioni a livello
delle mucose, danno epatico e renale e del SNC, emolisi. Vomito con emissione di
materiale di colore verde, bruciori gastroesofagei, diarrea ematica, coliche
addominali, ittero emolitico, insufficienza epatica e renale, convulsioni,
collasso. Febbre da inalazione del metallo. Irritante cutaneo ed oculare”
Giudicate voi…
Prodotti a base di rame non consentiti in agricoltura
biologica
Quelli che abbiamo analizzato sono tutti formulati a base di
rame, il cui uso è ancora consentito in agricoltura biologica. Usiamo la parola
“ancora” per sottolineare come questi siano al centro di un forte dibattito.
Probabilmente nei prossimi anni ci saranno ulteriori limitazioni.
Per dovere di cronaca dobbiamo dire che esistono in
agricoltura tradizionale prodotti a base di rame a cui vengono aggiunte altre
sostanze chimiche e principi attivi, la cui azione è detta di tipo sistemico,
quali ad esempio il Metalaxyl. Questi prodotti non sono consentiti in
agricoltura biologica ed hanno alti livelli di fitotossicità. Hanno, inoltre,
lunghi tempi di carenza, che per alcune colture orticole possono arrivare a
60gg. (per il pomodoro dai 14 ai 20 gg).
Questi prodotti vengono presentati come preventivi e come
curativi della patologia fungina o batterica (se somministrati all’insorgere
dell’infestazione). Ma non esiste nessuna sicurezza riguardo la loro efficacia
(la certezza dell’efficacia dipende infatti da svariati fattori difficilmente
valutabili e controllabili). Inoltre noi ci domandiamo se valga la pena
utilizzare questo tipo di prodotti per la cura di un orto domestico. Avendo la
certezza, questa sì, di somministrare sulle nostre piante dei veri e propri
veleni.
Se si intende coltivare un orto usando fitofarmaci, si sta
rinunciando a mangiare un prodotto sano e naturale. Forse a questo punto
sarebbe più opportuno non sprecare tanta fatica nella coltivazione e acquistare
i prodotti direttamente nei supermercati.
Noi restiamo convinti, a dispetto di tutto e tutti, che
coltivare biologico sia possibile. Ma ci sono molte trappole da evitare ed è
fondamentale informarsi sempre correttamente, lavorare sodo e prestare
attenzione alle buone pratiche da applicare. Il resto sono solo preconcetti, e
i preconcetti ci interessano poco.
Fonte: Coltivazione Biologica
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