Un'analisi di Coldiretti regionale mostra come i settori
della ricezione argicola e delle produzioni tipiche si promuovano
reciprocamente, incrementando le vendite dirette in azienda.
L'agritursmo può essere uno strumento strategico per la
promozione e la vendita dei prodotti agroalimenatri di qualità, e dall'altra
parte l'agroalimentare può essere una leva promozionale per l'agriturismo.
Ovviamente se tutto è fatto ponendo al centro la qualità.
I risultati censiti, raccontano il successo della scelta di
privilegiare la vera bontà dei prodotti tipici a tavola. Dal 2010 al 2015 – gli
ultimi dati disponibili – le aziende agrituristiche che hanno deciso di
diversificare la loro attività con la somministrazione di pasti, alimenti e
bevande sono cresciute in modo evidente.
Altrettanto strategica è stata la recente emanazione da
parte della giunta regionale di linee guida unificate per effettuare i
controlli negli agriturismi in esercizio, ai fini di verificare la veridicità
delle informazioni fornite al consumatore riguardo i servizi offerti e il
rispetto degli obblighi previsti per ingredienti da utilizzare per la
preparazione di pasti, assaggi, merende.
Questo sistema, osserva la Coldiretti regionale, crea un
modello di accoglienza e di vendita, creato basato sulla fiducia tra produttore
e consumatore, apprezzato dai cittadini e che dà sempre maggiori soddisfazioni
economiche agli imprenditori agricoli ed agrituristici.
I risultati di un recente studio, ricorda ancora
l'associazione di categoria, mostrano che i consumatori incominciano a ridurre
gli acquisti presso la grande distribuzione e prediligono gli acquisti in
azienda o nei mercati, privilegiando il bio e il km zero, con aumento del 20%
delle vendite.
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