L’appropriazione di terreni agricoli è un fenomeno
internazionale in continua espansione che coinvolge in particolare i Paesi
poveri. Secondo la definizione di alcune organizzazioni internazionali, il land
grabbing è l’acquisizione da parte di soggetti privati (multinazionali o altri
investitori) o da parte di Stati, di vaste zone coltivabili (superiori ai 10
mila ettari) all’estero per produrre beni alimentari destinati
all’esportazione, mediante contratti di compravendita o affitto a lungo termine
- spesso tra i 30 e i 99 anni.
Dal 2008 sarebbero state già presentate circa 180 istanze di
transazione di terreni da parte di nazioni o investitori privati. Le operazioni
di acquisizione coinvolgerebbero più di cinquanta paesi “venditori” e una
dozzina di governi compratori, più un migliaio di fondi di investimento. Il
fenomeno del land grabbing avrebbe già determinato, alla fine del 2009,
l’esborso di 100 miliardi di dollari (50 miliardi, invece, secondo le stime
della Banca mondiale) (Grain, 2009). L’IFPRI (International Food Policy
Research Institute) stima che tra il 2006 e la metà del 2009 siano stati
oggetto di investimenti esteri tra i 37 milioni e i 49 milioni di ettari di
terreni agricoli; secondo le stime della Banca mondiale la superficie coinvolta
raggiungerebbe, invece, i 50 milioni di ettari, pari a circa la metà dei
terreni coltivabili della Cina.
A spingere l’espansione del fenomeno del land grabbing
certamente contribuiscono la crisi economico-finanziaria e l’emergenza
alimentare, i fenomeni di speculazione e la volatilità dei prezzi agricoli sui
mercati mondiali. Per alcuni paesi, in particolare, il controllo
dell’agricoltura all’estero rappresenta la risposta alla crisi alimentare,
accentuata dalle oscillazioni dei prezzi dei prodotti agricoli: investire in
terra agricola mette infatti al riparo i paesi non autosufficienti dal punto di
vista alimentare dal rischio di crisi e di fiammate dei prezzi dei beni
alimentari, oppure di blocchi all’esportazione.
Ai fattori di spinta degli investimenti all’estero si
aggiunge la crescita della domanda di agro-energie e di nuovi materiali grezzi
per la produzione manifatturiera, così come la crescita di appetibilità sui
mercati finanziari dell’investimento in terreni agricoli da parte di banche o
singoli grandi investitori finanziari.
Non si tratta di un fatto nuovo, ma nuove sono
l’istituzionalizzazione, la dimensione e le modalità che il fenomeno può
assumere in un’epoca non coloniale. Gli obiettivi di approvvigionamento
alimentare, di agribusiness e profitto finanziario dei paesi (o soggetti
privati) investitori hanno infatti implicazioni sempre più forti sui problemi
della fame e della povertà nel mondo e sui vincoli allo sviluppo dei Paesi che
cedono la loro terra e le loro risorse.
Agli oppositori radicali del land grabbing, rappresentati
essenzialmente da associazioni degli agricoltori e dalle agenzie o
organizzazioni locali dei Paesi target, si affiancano diversi istituti di
ricerca e agenzie governative che ritengono invece possibili e propongono
interventi in grado di assicurare una situazione di soli “vincitori” (win-win),
in cui cioè le nazioni “insicure” in termini di approvvigionamento alimentare
possano accrescere il loro accesso alle risorse agricole beneficiando, nello
stesso tempo, le nazioni “ospiti” con investimenti in capitale umano e
infrastrutture agricole e accrescendone le opportunità di accesso ai mercati,
occupazionali e di sviluppo delle conoscenze. Secondo gli oppositori radicali
si tratterebbe, in realtà, di una strategia per alimentare e legittimare su
scala ancora più vasta gli investimenti in terre, a scapito della sovranità
alimentare dei Paesi più poveri.
Analizzando il fenomeno sotto il profilo del rischio di
neo-colonialismo, ma anche delle possibili opportunità di crescita dell’agricoltura
nei Paesi in via di sviluppo. In tale ottica, la Fao ha annunciato l’adozione
di un codice di condotta, attraverso la definizione di un quadro di norme
internazionali per regolare le azioni di acquisto secondo linee di trasparenza
e nel rispetto dei diritti dei più deboli.
In questo articolo si è cercato di fornire una panoramica
sul fenomeno del land grabbing, ancora poco conosciuto e indagato e dalle
molteplici ricadute a livello internazionale, ponendo in particolare l’accento
sui soggetti in gioco, gli interessi coinvolti e le condizioni con cui si sta
evolvendo, nonché sui rischi e le “ambiguità” delle operazioni di compravendita
della terra nel mondo.
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