
Giuseppe Stasi, presidente della Cia di Matera – che
annuncia la convocazione urgente del GIE (Gruppo Interesse Economico) nazionale
comparto ortofrutta per il punto della difficile situazione – sottolinea la
drammaticità perché numerosi fragoleti sono già abbandonati facendo marcire il
prodotto.
Fa i conti in tasca ai produttori del Metapontino: per un
ettaro di fragole bisogna investire tra i 60 e i 65 mila euro; solo per
trasporto ed imballaggio il costo è di 70-80 cent al kg; la manodopera oltre
alle tariffe provinciali dei lavoratori agricoli da noi incide per altri 10
euro a lavoratore. Se, dunque, si producono meno di 400 quintali ad ettaro e si
vendono persino sotto i 2 euro al kg – sottolinea Stasi – per molti produttori
la scelta di far marcire il prodotto in azienda diventa una scelta purtroppo
obbligata. Il rischio – per la Cia – è pesante perché la fragola è un “brand”
sempre più affermato per il “made in Basilicata”. A confermarlo sono le cifre.
Con 60 milioni di piantine vendute (pari a circa 1.000 ettari e una produzione
stimata di 20-25.000 tonnellate), la Candonga è la prima varietà utilizzata dai
produttori di fragola del Sud Italia e nella piana di Metaponto viene impiegata
nell’80 per cento degli impianti su una superficie di 600 ettari, per 60-70
milioni di euro di fatturato.
E’ l’Ismea che certifica che nei giorni scorsi (dopo le
festività pasquali) i prezzi delle fragole sui mercati del Metapontino hanno
toccato 1,25 euro/kg per il prodotto comune e 1,90 euro/kg per la Candonga
mentre si risente fortemente dell’inadeguatezza di offerta di manodopera
stagionale, da queste parti in particolare formata da lavoratori extraregionali
ed extracomunitari. Se a questo si aggiunge il solito fenomeno della
concorrenza spietata dal Nord Africa con fragole vendute all’ingrosso sui
mercati italiani ad un quarto del prezzo della Candonga del Metapontino e
mercati invasi di fragole della Spagna “taroccate” e spacciate per fragole del
Metapontino, si rischia il “colpo di grazia” alla nostra produzione della
fragola. Stasi insiste sui costi: al calo di quelli spuntati sui mercati si
aggiungono tributi, tasse, strumenti fiscali che insieme alla malaburocrazia
”strozzano” gli imprenditori agricoli.
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