
A sostenere le quotazioni è il boom delle paste 100% di
grano italiano ma anche il crollo delle importazioni dal Canada per le
preoccupazioni relative all’uso del glifosato in preraccolta secondo modalità
vietate in Italia. Una tendenza che ha provocato il crollo delle semine di
grano duro in Canada dove gli agricoltori hanno deciso di coltivare il 18,8% in
meno di terreno a grano duro rispetto allo scorso anno, secondo l’Istituto di
Statistica canadese che certifica comunque il primato produttivo planetario del
Paese.
Il risultato è quest’anno mancheranno all'appello oltre un
milione di tonnellate di frumento duro nel bilancio produttivo mondiale secondo
le previsioni del ministero dell'Agricoltura canadese che si attende, per la
campagna 2019/2020 un raccolto mondiale di 36,7 milioni di tonnellate, il 3,5%
in meno rispetto al dato di produzione dell'ultima annata (38 milioni).
L’Italia è il principale produttore europeo e secondo
mondiale di grano duro, destinato alla pasta con un raccolto previsto di 4
milioni di tonnellate nel 2019 in calo rispetto all’anno scorso su una superficie
coltivata – spiega Coldiretti su dati Crea – scesa a 1,2 milioni di ettari
concentrati nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da
sole rappresentano circa il 40% della produzione nazionale. Intanto crescono
del 5% la superfici a grano bio.
L'accordo triennale tra Fai e pastificio Casa Milo prevede
per il grano duro un prezzo minimo garantito che tiene conto dei costi di
produzione e un premio qualità per i coltivatori per arrivare a coprire un
fabbisogno di oltre 7 milioni di chili. Le migliori varietà di grano duro
selezionate dalla Società Italiana Sementi (SIS) dei Consorzi Agrari d’Italia,
da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al
Panoramix, verranno coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che –
spiega Coldiretti – produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano.
Il progetto nasce sotto la spinta del crescente interesse
per la pasta 100% di grano italiano grazie all’entrata in vigore dell’obbligo
di indicare l’origine in etichetta. Un elemento di trasparenza che ha portato –
sottolinea la Coldiretti – ad un profondo cambiamento sullo scaffale dei
supermercati dove si è assistito alla rapida proliferazione di marchi e linee
che garantiscono l’origine italiana al 100% del grano impiegato. Da La Molisana
ad Agnesi, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a
Felicetti, da Alce Nero a Rummo, dai prodotti certificati FdAI – Firmato dagli
agricoltori italiani fino al gruppo Barilla con il marchio “Voiello” e la linea
Integrale 100% italiano, sono sempre più numerosi i brand che garantiscono
l’origine nazionale del grano. Gli italiani – conclude la Coldiretti – sono i
maggiori consumatori mondiali di pasta con una media di 23 chili all’anno
pro-capite ma l’Italia si conferma leader anche nella produzione industriale
con 3,2 milioni di tonnellate, davanti a Usa, Turchia e Brasile.
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