
Le api italiane L'apicoltura italiana costituisce un
importante settore del comparto agricolo nazionale, per la capacità produttiva
raggiunta e per la funzione impollinatrice che le api svolgono a favore degli
ambienti rurali, naturali e urbani. L'ape italiana è una sottospecie autoctona
che si è propagata in poco più di un secolo in tutto il Pianeta. Un caso unico
che motiva ancor di più le ragioni dell'orgoglio e dell'impegno della comunità
apistica a tutelare e salvaguardare questo prezioso patrimonio della nostra
biodiversità. Nelle campagne italiane ci
sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e
professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l'attività
di impollinazione alle coltivazioni. S.O.S. api Quest'anno il clima capriccioso
degli ultimi mesi non ha consentito alle api di trovare il nettare sufficiente
da portare nell'alveare. È l'allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti
del maltempo sugli alveari. In Lombardia la produzione di miele millefiori e
acacia è crollata. Il poco miele che le api sono riuscite a produrre - spiega
la Coldiretti - se lo mangiano per sopravvivere. ''A causa del caldo anticipato
- spiega Matteo Locatelli, apicoltore in provincia di Bergamo - le famiglie
all'interno degli alveari hanno avuto uno sviluppo precoce e si sono
ingrandite, ma poi le piogge e l'abbassamento
repentino delle temperature hanno condizionato il lavoro delle api e il poco
nettare che sono riuscite a raccogliere lo hanno utilizzato per
sopravvivere". ''Qui da noi, in
pianura, di miele di acacia riusciremo a produrne davvero poco - conferma
Serena Baschirotto, apicoltrice a nord ovest di Milano, verso l'area di
Malpensa - Nell'ultimo periodo si sono verificate tutte insieme le condizioni
peggiori per l'attività delle api: il freddo non le faceva uscire, la grandine
ha rovinato la fioritura, il vento ha asciugato il nettare e la pioggia lo ha
annacquato. Ora porteremo le arnie in montagna come facciamo ogni anno in questo periodo: speriamo di riuscire a
produrre almeno là''. La pioggia no
stop compromette il duro lavoro delle api, continua la Coldiretti, ma non si
tratta solo della produzione del miele poiché prodotti come mele, pere, kiwi,
castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine,
soia dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti.
Ma questi insetti sono utili anche per la produzione di carne con l'azione
impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come
l'erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali
da allevamento. Anche la grande maggioranza delle colture orticole da seme,
come l'aglio, la carota, i cavoli e la
cipolla, si può riprodurre grazie alle api.
Sotto stress anche le api in Puglia. Un peccato perché il settore ha
mostrato un "grande dinamismo negli ultimi 10 anni" - spiega il presidente
dell'organizzazione agricola regionale Savino Muraglia - "nonostante il
difficile andamento climatico che ha determinato il crollo della produzione di
miele 'made in Italy' del 70%, mentre il
mercato è letteralmente invaso da prodotto straniero". Questo, falsamente
etichettato come miele, subisce fermentazioni, pastorizzazione,
ultrafiltrazione, viene aggiunto a miscelazione di pollini, 'tagliato' con zuccheri come quello derivato
dal riso. "Non abbiamo mai vissuto una situazione così critica - denuncia
Daniela Margarito, apicoltrice di Racale a Lecce - le api sono stressate,
escono ai primi raggi di sole e tornano indietro non appena inizia a piovere. Non fanno altro che
produrre covata senza riuscire a immagazzinare miele, i fiori risultano
perennemente bagnati dalle frequenti piogge e scaricano il nettare e non
raccolgono neppure polline, innescando una situazione critica all'interno dello
stesso alveare". Lo scorso anno la produzione nazionale finale - ricorda la
Coldiretti - è stata di 22.000 tonnellate grazie soprattutto al Centro e al
Nord Italia dove gli apicoltori hanno potuto tirare un sospiro di sollievo dopo
molte annate negative mentre al Sud l'andamento climatico ha pregiudicato i
raccolti per tutto l'anno a partire dal miele di agrumi le cui rese sono state
molto scarse, soprattutto in Sicilia. In Italia - spiega la Coldiretti -
esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di "pascolo"
delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da
quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di
tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda,
il timo e il rosmarino. Rilevanti sono però anche le importazioni dall'estero
che nel 2018 sono risultate pari a 27,8 milioni di chili in aumento del 18%
rispetto all'anno precedente. La metà arriva da Ungheria e Cina. Salvate le api! La Commissione Europea ha
deciso di registrare un'iniziativa dei cittadini europei intitolata
"Salvate le api! Protezione della biodiversità e miglioramento degli
habitat per gli insetti in Europa". Gli organizzato richiedono di rendere
la promozione della biodiversità un obiettivo generale della politica agricola
comune, ridurre drasticamente l'uso di pesticidi, promuovere la diversità
strutturale nei paesaggi agricoli e tagliare l'uso dei fertilizzanti nelle aree
Natura 2000. Dal prossimo 27 maggio scatta la raccolta firme: gli organizzatori
hanno tempo un anno per raccogliere un milione di dichiarazioni di sostegno, da
almeno sette diversi Stati membri. Se il risultato sarà raggiunto, la
Commissione dovrà reagire entro 3 mesi, decidendo di dare seguito alla richiesta
o meno, con parere motivato.
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