Una sostanziale riforma del sistema per rendere più incisivo
e trasparente il biologico italiano, recuperare un ritardo accumulato su
efficacia ed efficienza dei controlli privati e pubblici e accrescere la
credibilità delle produzioni bio tra i cittadini. Questo, secondo Anabio-Cia, è
il senso e il compito del decreto legislativo 20/2018 che, a partire da fine
marzo, ha sostituito il decreto 220/1995 e successive norme in tema di
controlli sul metodo di produzione biologica.
Il decreto è stato concepito negli uffici del Ministero
delle Politiche agricole, è stato parzialmente modificato nella Conferenza
permanente Stato-Regioni ed è stato emanato senza alcun coinvolgimento degli
stakeholder, anche a causa dell’incapacità delle diverse componenti private del
sistema di giungere a proposte di gestione evolutive e condivise.
Le novità salienti del nuovo decreto controlli
L’aspetto innovativo di maggiore rilevanza attiene al
rapporto tra controllore e controllato. Questa è la criticità storica interna
più importante che il sistema di controllo da sempre deve fronteggiare e che
necessita di essere gestita con nuove e più stringenti regole, ma soprattutto
con strumenti di controllo e monitoraggio innovativi, come le piattaforme
telematiche, all’altezza della crescente complessità dei mercati. A tal fine
-spiega Anabio- entro il 20 maggio (termine dei 60 giorni previsti dal D.Lgs)
il Mipaaf dovrà approvare un decreto che renderà obbligatoria la comunicazione
delle transazioni del prodotto biologico da parte degli Organismi di
Certificazione attraverso una Banca dati pubblica che gli stessi sono obbligati
a tenere aggiornata.
Il D.Lgs prevede prescrizioni notevolmente più stringenti
nei confronti degli Organismi di Certificazione e del relativo personale,
riguardo ai possibili conflitti di interesse. A riguardo, il decreto compie una
vera e profonda cesura con il passato, impedendo agli operatori degli Organismi
di Certificazione di seguitare a svolgere attività di consulenza nei confronti
delle imprese.
Questo nuovo approccio -continua Anabio- fa leva, inoltre,
sull’introduzione di significative sanzioni amministrative pecuniarie a carico
degli Organismi di Controllo che non rispettano le regole del gioco. Tali
Organismi, pertanto, sono chiamati a una profonda ristrutturazione rispetto al
modus operandi che si è consolidato nel corso degli ultimi 20 anni, essendo
diventata l’analisi dei rischi la procedura standard dell’attività di
controllo.
E’ necessario, quindi, che l’attività di consulenza, finora
svolta prevalentemente dal personale degli OdG, venga portata avanti da
Consulenti specialisti, figure professionali terze, meglio se operanti in
strutture organizzate su adeguate dimensioni di scala. Il decreto prevede
sanzioni amministrative anche per gli operatori, siano essi produttori o
trasformatori e/o distributori.
Il decreto, pur necessario per migliorare un sistema di
controllo, presenta in ogni caso una forte criticità di fondo, strutturale in
Italia, e relativa al mancato rapporto sinergico tra Autorità di Vigilanza (il
Ministero tramite l’ICQRF) e la struttura di Accreditamento (Accredia). Questa
carenza porta spesso alla duplicità dei controlli e a inefficienze di sistema,
con un aumento complessivo dei costi e degli oneri, anche per gli agricoltori,
non giustificati dall’incremento di efficacia delle procedure.
Gli impegni di Anabio-Cia
Per evitare di
incorrere nelle pesanti sanzioni previste dal nuovo decreto per comportamenti
non conformi, è necessario che il personale che opera a monte e a valle del
sistema dei controlli della produzione biologica, sia in grado di compiere in
modo ineccepibile le proprie attività professionali. Anabio e Cia, attraverso
il proprio CAA, sono impegnate, già da alcuni mesi, a individuare le risorse
umane da formare e/o aggiornare, in modo da poter garantire la precisa gestione
delle carte agronomiche, economiche e finanziarie scongiurando il rischio di
incorrere nelle multe.
Infine per rendere efficace, efficiente ed economico il
dispiegarsi del nuovo sistema che il D.Lgs prevede, sarebbe auspicabile la
presenza di un luogo fisico di confronto ed elaborazione tra le diverse
componenti del sistema -conclude Anabio- con lo scopo di definire un adeguato
cronogramma di attività da realizzare nel rispetto della tempistica prevista
dal decreto controlli.
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