Un intervento europeo per ordinare e disciplinare le regole
sulle pratiche commerciali sleali: da anni Cia-Agricoltori Italiani chiede
azioni concrete sul tema, seguendo ogni passo del lungo confronto a Bruxelles.
E’ una questione fondamentale, che ha generato squilibri nella ripartizione del
valore all’interno delle filiere (solo il 21% resta nelle tasche degli
agricoltori) e ha creato enormi difficoltà ai produttori italiani, con margini
di ricavo largamente al di sotto del dato medio Ue, penalizzati dall’assenza di
norme certe e senza garanzie per il rispetto dei contratti di vendita dei
prodotti.
Per questi motivi, Cia accoglie positivamente il
provvedimento elaborato dall’Unione europea in materia, che il commissario Ue
all’Agricoltura Phil Hogan ha presentato ufficialmente oggi nel corso di una
Comagri straordinaria in Parlamento. Si tratta di una Direttiva comunitaria e
non di un Regolamento, che sarebbe stato di difficilissima applicazione
-sottolinea l’organizzazione- che pone basi uniche in Europa per porre un freno
alle odiose pratiche commerciali sleali. Questa norma rappresenta un
significativo passo in avanti rispetto alla situazione esistente: infatti fissa
dei paletti per l’acquirente e regole minime da rispettare in seno agli accordi
sottoscritti con la parte agricola. Tra questi, l’impossibilità di modifiche in
modo unilaterale un contratto sottoscritto e il pagamento, a carico
dell’acquirente, in caso di perdita del prodotto per dimostrata negligenza.
La Direttiva -anticipa la Cia, che ha analizzato il testo
del documento- è composta da 14 articoli. Ogni Stato membro, quindi anche
l’Italia, dovrà definire un’Autorità nazionale che faccia rispettare le linee
dettate da Bruxelles, collaborando con le analoghe strutture degli altri Paesi.
Entro il 15 marzo di ogni anno, gli Stati membri dovranno inviare un report
alla Commissione che aggiorni sull’applicazione delle norme. L’Italia -conclude
Cia- avrà tempo (al massimo due anni) per rivedere la normativa nazionale alla
luce della Direttiva europea. Questo nuovo scenario porterà a una revisione
sostanziale della legge nazionale n.62/2012 che, purtroppo, ha prodotto scarsi
risultati.
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