
Dal latte alla frutta, dalla carne al grano, l’Unione
Europea riconosce gli agricoltori come vittime di prepotenze contrattuali e con
le nuove disposizioni volte ad assicurare l'effettivo rispetto delle norme
invita le autorità nazionali a imporre sanzioni in caso di violazioni spesso
non denunciate per la paura di compromettere un rapporto commerciale esistente
con la parte più forte. Il risultato è che per ogni euro speso dai consumatori
per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il
prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di
trasformazione e la distribuzione commerciale.
Nell’elenco delle pratiche di “bullismo contrattuale”
vietate dalla direttiva Ue e delle quali sono vittime gli agricoltori si
trovano modifiche unilaterali e retroattive degli accordi come sta avvenendo
per il latte in Italia, la cancellazione di ordini con un preavviso talmente
breve da rendere impossibile trovare un altro acquirente, pagamenti oltre i 30
giorni dalla data di ricevimento della fattura, la restituzione all’agricoltore
dei prodotti invenduti, ma c’è anche l’imposizione di un versamento da parte
degli agricoltori di un “pedaggio” per poter mantenere il contratto di
fornitura oppure per vendere il prodotto attraverso i canali dell’acquirente o
l’obbligo sempre per gli agricoltori di pagare per gli sconti che l’acquirente
vorrà garantire ai propri clienti.
La direttiva punta a creare una linea di difesa europea per
le piccole e medie aziende contro le prepotenze della grande industria e della
distribuzione con gli Stati che sono tenuti a designare un'autorità esecutiva
competente per l'applicazione delle pratiche commerciali sleali, investendo le
autorità di controllo dei poteri necessari per avviare un'inchiesta di propria
iniziativa o sulla base di una denuncia, per raccogliere informazioni, porre
fine a un'infrazione e infliggere ammende e pubblicare le decisioni prese per
ottenere un effetto deterrente. Un meccanismo di coordinamento tra le autorità
competenti dovrà accompagnare le norme dell'Ue e assicurare la loro
applicazione coordinata.
In Italia per pagare un caffè al bar gli agricoltori
dovrebbero mettere sul bancone 5 chili di grano o 4 chili di risone o 1,5 chili
di mele o una dozzina di uova” ha affermato il presidente della Coldiretti
Roberto Moncalvo nel sottolineare che si tratta di “una ingiustizia da sanare
rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti che vede
oggi sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione
senza alcun beneficio per i consumatori.
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