I primi monitoraggi si sono concentrati sulle varietà a
maturazione precoce che, al momento dell’ondata di gelo di fine febbraio, si
trovavano nello stadio fenologico di bottoni rosa. Se Wonder Cot, Lilly Cot e
Primidi hanno mostrato alcuni danni sui fiori variabili – causati dal record
sfavorevole di 12 ore decisamente sotto lo zero nelle giornate del 27 e del 28
– Pricia ha conservato inalterate le sue gemme e non ha riportato
deterioramenti rilevanti.
Ci sono poi le varietà ideali per il clima continentale, per
cui l’osservazione ha rappresentato una forma di controllo ma anche una riprova
della profonda adattabilità alle fredde temperature. Le analisi hanno infatti
messo in luce la decisa tenuta di Tsunami e Lady Cot, diffuse nell’areale
Piemontese ma anche nella regione del Lago Balaton, in Ungheria. Per quanto non
autofertile, Tsunami si distingue per l’elevata vigoria e la buona
produttività, con un frutto di grossa pezzatura dal sapore equilibrato.
Autofertile è invece Lady Cot, varietà altamente produttiva, riconoscibile per
l’aspetto ovale del frutto e per il gusto dolce e aromatico della sua polpa.
Interessante è il riscontro su una delle cultivar più
richieste dell’ultimo biennio, impareggiabile per caratteristiche pomologiche e
qualità organolettiche. Si tratta di Farbela, del gruppo Carmingo (lo stesso di
Faralia e Farbaly), che non ha accusato nemmeno l’ultima gelata di marzo, con
un bilancio più che positivo: gemme quasi totalmente integre e nessuna cascola
di fiori rilevata. Conclude la rassegna Albinova, la varietà più tardiva tra
quelle proposte da Geoplant, diffusa nelle zone produttive del nord Italia
(Piemonte, Emilia Romagna e Trentino) e, nell’Europa Centrale, in Serbia e
Ungheria: la tempistica più dilatata della fioritura e l’elevato fabbisogno di
freddo – caratteristiche distintive della cultivar – l’hanno schermata dai
potenziali danni.
Fonte: Agricultura
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