Lettera
aperta di Agrinsieme Puglia, coordinamento che rappresenta le aziende e le
cooperative di Cia, Confagricoltura Copagri e Alleanza delle cooperative
agroalimentari
Agrinsieme:
“PSR e verità: ognuno ha la propria, l’importante è che di nessuno sia la
responsabilità”
Gli
ultimi giorni sono stati densi di appuntamenti, di pareri, di opinioni e di
manifestazioni sul PSR. Ognuno ha pensato di lanciare al mondo della
comunicazione la propria “verità”, difendendo strenuamente il proprio operato e
cercando, con altrettanta insistenza, di individuare le priorità e puntando il
dito sulle possibili inefficienze. Appare chiaro un minimo comune denominatore
che è quello di rafforzare le imprese agricole che investono e, fra queste, si
vuole dare grande visibilità a quelle giovanili. In tanti dicono che il PSR
potrebbe aver contenere degli errori nell’individuazione delle priorità, nella
ripartizione delle risorse fra le misure ed in altre articolazioni: tutti,
però, stentano a ricordare che il PSR è stato, oggettivamente, un percorso
estremamente condiviso da tutto il partenariato e, quindi, se errori ci sono
stati, devono essere attribuiti alla responsabilità collettiva, che trae
fondamento dalla sua appartenenza ad un gruppo in un modo che è vincolante per
il soggetto, al punto tale che egli non possa rinnegare questa appartenenza. Ma
questo è un paese particolare nel quale è ampiamente noto che se ci sono le
positività si corre all’auto attribuzione, ma se ci sono delle negatività
impera il “è colpa degli altri”. La Puglia rurale non poteva sottrarsi a queste
logiche. Proviamo per un attimo a tentare di invertire la tendenza ed a
ripercorrere tutte le tappe del PSR sperando di essere obiettivi. Il PSR è
stato oggetto di una serie di riunioni propedeutiche all’approvazione che hanno
coinvolto tutto il partenariato e che, tra l’altro, hanno visto la firma di
tutte le OO.PP.AA su un documento strategico che riportava anche la
ripartizione delle risorse fra le misure: la nostra ristretta memoria ricorda
anche l’apposizione di una firma da parte di Coldiretti. Il primo bando del PSR
ha riguardato le misure a superficie di cui alle sottomisure della 10 e della
11. La misura 10 è così suddivisa 10.1.1 Produzione integrata 10.1.2 Incremento
sostanza organica e difesa dei suoli 10.1.3 Agricoltura Conservativa 10.1.4.
Tutela biodiversità vegetale 10.1.5 Tutela biodiversità zootecnica 10.1.6.
Conversione colturale da seminativi a pascolo, prato-pascolo, prato Alla misura
10 sono state attribuite risorse per circa 185 milioni di euro. Forse non tutti
ricordano la genesi di alcune sottomisure della 10. La misura 10.1.1.
(agricoltura integrata) rispondeva all’obiettivo strategico di valorizzare la
qualità delle produzioni agricole pugliesi con la garanzia di un processo
produttivo a minor impatto ambientale . La sua applicazione non è stata proprio
semplice per gli agricoltori,giacchè fare agricoltura integrata è un impegno
piuttosto gravoso. La misura 10.1.2 è spuntata come un coniglio dal cilindro
per quel che riguarda il livello dei premi che, per onor di verità, non sono
stati preventivamente divulgati al partenariato. Ad un certo punto si scopre
che per “apportare sostanza organica ai terreni” era possibile fruire di un
premio superiore ad € 300 per ettaro: magicamente nel primo bando arrivano più
di 4.000 domande. Appare evidente che il premio era ampiamente sproporzionato
rispetto agli impegni e, forse, appare altrettanto evidente che l’impatto reale
sullo sviluppo dell’agricoltura pugliese di una misura di questo genere è piuttosto
irrilevante. Alla fine alla misura 10.1.2. “Apporto di sostanza organica”
vengono assegnati circa 50 milioni di euro (non poca cosa). E’ evidente che le
risorse della 10 sono troppe rispetto a quelle di tutto il PSR (circa il 12%),
ma su questo non si esprime nessuno, Coldiretti tace e forse tacciono anche gli
scriventi. Responsabilità collettiva. La misura 11 è destinata ai pagamenti per
gli impegni derivanti dall’agricoltura biologica con euro 208 milioni di
risorse attribuite. In Puglia opera l’11% del numero totale di operatori
biologici italiani. In Puglia si coltiva il 12% della SAU totale
complessivamente investita ad agricoltura biologica sul territorio nazionale.
Peccato che l’incidenza dei prodotti biologici venduti sul mercato rispetto al
totale dell’agroalimentare è pari al 3% (dato 2016). Forse alcuni dei
produttori che ricevono gli aiuti per l’agricoltura biologica sono solo
“produttori da premio” senza alcuna incidenza reale sul mercato? A questo punto
per il futuro forse andrebbe presa in considerazione l’ipotesi di legare il
premio all’effettiva immissione sul mercato del prodotto biologico. Una
verifica su questo intervento e sull’impatto delle risorse assegnate va fatta,
ma su questo non si esprime nessuno, Coldiretti tace e forse tacciono anche gli
scriventi. Responsabilità collettiva. Riassumendo fra la misura 10 e la misura
11 si impegnano circa il 25% di tutte le risorse del PSR. Il secondo importante
bando è stato quello relativo ai Gal. Si partiva dal PSR Puglia 2007/2013 con i
Gal che avevano una disponibilità di circa 300 milioni di euro ed il
partenariato, in sede di disamina preventiva delle fasi di redazione del PSR,
decide unanimemente di dimezzare la dotazione complessiva dei Gal portandola,
nel PSR 2014/2020 a poco più di 150 milioni di euro anche in questo caso con un
obiettivo strategico: spingere i GAL ad essere sempre più degli strumenti di
sviluppo territoriali in grado di promuovere e accedere a tutte le forme di
sostegno disponibili . In questa logica si inseriva anche l’opportunità di
farli diventare strumenti plurifondo riuscita solo in parte accoppiando PSR e
FEAMP (pesca). La disponibilità di circa 300 milioni di euro nella
programmazione 2007/2013 per i Gal è stata ampiamente condivisa da tutto il
partenariato. Ma torniamo all’attuale programmazione. Parte il bando ed inizia
l’epoca dei ricorsi al Tar. Annullato il primo bando, viene emanato il secondo
bando e vengono selezionati n. 23 Gal in Puglia a fronte dei 31 esistenti (25
Gal + 6 Gac). Tutto va bene e, anche giustamente, le rappresentanze rivendicano
e spesso ottengono ruoli strategici nella governance dei Gal. Siamo alla fase
della buona pace sociale. Dopo circa un anno, magicamente, Coldiretti accusa i
Gal di essere soggetti che sperperano e che utilizzano ben il 20% della loro
dotazione finanziaria per le spese di gestione, dimenticando, fra l’altro, che
si tratta di livelli percentuali stabiliti da regolamenti comunitari. Si passa
da percorsi inequivocabilmente condivisi, alla ricerca del colpevole e dell’appestato:
questa volta sono i Gal. L’importante che la colpa sia degli altri e non si
parli di Responsabilità Collettiva. Arriviamo alle misure di investimento e si
parte con la 4.1.A. per le aziende agricole.
Ogni commento è superfluo sulle “imposizioni” della
commissione europea che privilegiano, nei criteri di selezione, le aziende di
piccole dimensioni a danno delle medio-grandi che fanno mercato e creano
occupazione: va bene tutto nell’ottica della condivisione. Parte il bando a
Luglio 2016 e, piccola nota, la Regione ci mette un anno per elaborare il
software informatico denominato Eip. Arrivano 3.200 domande con una richiesta
di aiuto superiore a 600 milioni di euro a fronte di una disponibilità di 120
milioni di euro. Iniziano le polemiche sui punteggi e soprattutto sulle
performance economiche derivate dalle elaborazioni degli Eip che in alcuni casi
appaiono non in linea con i principi di ordinarietà. Sarà anche vero che la
Regione non ha individuato dei parametri negli Eip, ma è altrettanto vero che
questo non avrebbe dovuto legittimare nessuno ad inserire dei dati non
ordinari. Guerre intestine e ricorsi al Tar. Ma in tutto questo non è evidente
che vi è stato il concorso di tutti? Non è evidente che, anche in questo caso,
si tratta di Responsabilità Collettiva? Proseguiamo con il bando della misura
6.4. e questa volta, memori dei risultati della 4.1.A., ci si sente in dovere
di “sparare” dei dati sugli EIP, ancora meno ordinari di quanto già fatto.
Siamo al bando della misura 6.1. per i giovani agricoltori. E’ opportuno
ricordare a chi legge che la misura 6.1. per i giovani agricoltori attiva il
così detto “pacchetto giovani” che comprende la misura 4.1.B. per gli
investimenti dei giovani, la misura 6.4. per la diversificazione dei giovani e
la misura 3.1. per le certificazioni di qualità per i giovani. La Regione
decide di mettere a bando 60 milioni di euro sulla misura 6.1. che, a seguito
delle circa 1.000 domande finanziabili, si trascinano circa 180 milioni di euro
per la sola misura 4.1.B. (investimenti dei giovani): esattamente il 150% della
dotazione del bando della misura 4.1.A per le aziende agricole non giovani.
Siamo di fronte a una misu Se si considera che le aziende dei giovani
rappresentano il 7% della PLV agricola italiana, dare il 150% delle risorse per
investimenti ai giovani rispetto alle aziende senior è una stortura senza
precedenti. Forse gli incentivi previsti per i giovani sono eccessivamente
generosi ?? vogliamo esaminare anche questo aspetto ?? Tanto per dovere di
chiarezza ai giovani con questi livelli di aiuti andrebbero il 13% delle
risorse di tutto il PSR ed il 47% di tutta la misura 4 (che diventerebbe il 56%
con la dotazione della 6.1.). Ha contezza di questo dato Coldiretti quando dice
che il PSR Puglia non premia i giovani ?? La Coldiretti si rende conto di
condannare,le aziende agricole non giovani ignorando che rappresentano il 93%
della PLV agricola italiana, che creano ricchezza e che creano occupazione,
anteponendo alle stesse gli investimenti dei giovani. Ricorda male in modo
pretestuoso, Coldiretti, quando dimentica di essere stato uno degli attori
principali del dibattito del PSR fin dalle sue prime fasi di stesura. Degenera
il dibattito sul PSR, Coldiretti, quando non affronta tutte le misure nella
loro interezza e nella loro reale efficacia, con una demagogia anche abbastanza
spicciola attraverso una propaganda esclusivamente lusingatrice delle
aspirazioni economiche e sociali delle masse dei giovani, allo scopo di
mantenere un potere che nessuna organizzazione agricola può ancora pretendere
di avere. Siamo anche in attesa di un quadro definitivo sulle domande pervenute
e le risorse richieste sulla misura 4.2 (trasformazione dei prodotti agricoli)
altro settore portante dell’economia agricola pugliese senza il quale sarebbe
difficile valorizzare e commercializzare (esportare!) le nostre “grandi”
produzioni agricole. Allora come non essere preoccupati sulla risposta da dare
a una richiesta di risorse pubbliche che si sta delineando dieci volte
superiore alle disponibilità previste dal PSR.
E’ una situazione sicuramente non semplice, che si è
complicata anche per l’enorme entità delle richieste arrivate. Siamo tutti
concordi nel dire che le priorità sono le aziende e cooperative agricole e che
bisognerebbe “ridurre” al massimo quei rivoli e quelle misure del PSR che non
hanno un reale, tangibile e trasparente impatto sul quotidiano delle aziende
agricole e sulla loro sostenibilità futura. Ma anche diciamo con chiarezza che
da questa situazione si esce con un lavoro intenso e concreto della giunta
Regionale di individuare risorse aggiuntive prendendo atto del valore
strategico per l’economia pugliese del comparto agroalimentare Abbandoniamo le
politiche inutili ed antistoriche dei più forti e dei primi della classe, con umiltà,
con la forza dell’ammissione delle responsabilità collettive, sediamoci tutti
insieme per tentare di risolvere le problematiche. Abbiamo fatto alcune
proposte ufficiali ed altre ne faremo, nel rispetto, però, dei principi di
condivisione che costituiscono il nostro modus operandi giornaliero.
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