Il «vero» letame bovino resta un fertilizzante fondamentale
anche nella moderna agricoltura ma si trova ormai con difficoltà. Letami
provenienti da allevamenti di avicoli, di ovini e di cavalli anche sono ottimi
materiali ma vanno usati con consapevolezza
Il letame è l’unico concime in grado di coprire un
importante ruolo su tutti gli aspetti della fertilità del terreno:
fisica, ovvero agendo sulla struttura del terreno, cosa che
ha riflessi sulla lavorabilità, sulla capacità di regimentare l’acqua in eccesso
ma anche di conservarla nei periodi di siccità;
microbiologica, ossia di nutrire e far crescere
quell’insieme di microrganismi essenziali per la difesa dell’apparato radicale
delle piante e per la loro efficiente nutrizione;
chimica, agendo come «banca» dove si mantengono disponibili
anche per anni gli elementi nutritivi di cui le piante hanno bisogno in momenti
ben specifici del loro ciclo (e questo l’urea non lo può proprio fare).
Non uno, quindi, ma ben tre buoni motivi per utilizzarlo,
sia nel frutteto che nel piccolo orto familiare.
Ogni buon letame ha una consistente parte di materia
vegetale (paglia di cereali, stocchi di mais, trucioli, fieno, ecc.) ben
amalgamata con deiezioni animali che a essa si mescolano (grazie al calpestio
degli animali ed alle azioni di rimescolamento fuori dalla stalla), e
fermentano assieme. Da questo insieme esce una composizione «miracolosa» che
ospita batteri, funghi ed altri microrganismi che lavorando insieme
svilupperanno l’humus.
Qualunque letame è ottimo, ma ne vanno considerate le
composizioni: utilizzare letame avicolo significa non scherzare con azoto e
fosforo; con quello bovino, invece, si privilegia la fondamentale azione
ammendante, cioè miglioratrice delle caratteristiche fisiche, biologiche e
meccaniche del vostro terreno.
L’importante è sapere che, a differenza dei concimi di
sintesi che non contengono nulla di ciò che non vi sia stato esplicitamente
messo, i fertilizzanti organici «trascinano» con sé una equilibrata dotazione
di mesoelementi e microelementi, solitamente sufficienti, in terreni senza
particolari squilibri, al fabbisogno delle piante: zolfo, magnesio, calcio,
manganese, boro, rame, ecc. (l’urea contiene azoto, il perfosfato triplo
contiene fosforo, il solfato potassico contiene potassio, ecc.).
Fonte: Vita in campagna
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