L'associazione dei pastai diffonde soddisfatta i dati sul
grano estero del ministero della Salute, Coldiretti ribatte con un altro
rapporto della stessa autorità: in mezzo il consumatore, che ancora non può
scegliere se dare credito, in modo informato, a spaghetti e fusilli
confezionati in Italia con cereali di provenienza diversa.
L'Aidepi, Associazione delle industrie del dolce e della
pasta italiane, ha fatto sapere che "Il Piano nazionale ministeriale per
il controllo delle micotossine (cioè sostanze chimiche tossiche prodotte da
funghi n.d.r.) pubblicato il 18
settembre 2017, non ha rilevato irregolarità in alcun campione di grano
importato analizzato. Nel dettaglio - precisa Aidepi - sono stati analizzati e
risultati conformi ai controlli sulle micotossine (aflatossine,
deossinivalenolo, ocratossina A, zearalenone) sia i campioni di grano duro
proveniente da Messico, Canada, USA, Ucraina, sia quelli di grano tenero
proveniente da Ucraina, Canada, Russia, Usa, Moldavia e Kazakhstan".
"Questi risultati - conclude Aidepi - fanno seguito ai controlli, sempre realizzati
dal ministero della Salute, su pesticidi e fitofarmaci divulgati a giugno.
Anche in quel caso, nessun campione di grano duro è risultato fuorilegge".
"Si conferma la centralità dei nostri pastai - commenta
Riccardo Felicetti, presidente dell'Aidepi - perché la nostra pasta,
indipendentemente dalla provenienza del grano, è la migliore perché è la somma
di competenze prettamente italiane". Come dire che il made in Italy non è
un fatto di materie prime, ma di competenze e di come le stesse materie prime,
anche straniere, vengono lavorate.
I dubbi dei consumatori tuttavia permangono, soprattutto
sull'utilizzo di pesticidi, come il glifosato, bandito in Italia dal febbraio
2017, ma ampiamente utilizzato soprattutto in Canada, dove serve per far
maturare il grano. "Ma davvero vogliamo mettere in discussione la totalità
dei controlli italiani e della Ue? - si infervora Felicetti - Se accettiamo i
parametri dell'Unione li accettiamo per tutto, non quando ci fa comodo".
Il presidente Aidepi, come già fatto in altre occasioni,
sottolinea che del grano straniero c'è bisogno, visto che anche se comprassero
soltanto in Italia, i produttori avrebbero bisogno di un altro 30 per cento in
più di cereali. E spesso, riferisce, il grano italiano non rispetta le
caratteristiche di qualità stabilite dalla legge 580 del 1967 sulla lavorazione
e commercio dei cereali, degli sfarinati, del pane e delle paste alimentari. Di
parere opposto la Coldiretti, che nei mesi scorsi ha parlato di "guerra
del grano" accusando il prodotto estero di abbassare il prezzo e la
qualità.
Esulta anche l'associazione dei mugnai, Italmopa, con il
presidente Cosimo De Sortis che sottolinea: "Questi dati smentiscono
alcune campagne denigratorie che, dietro una presunta difesa degli interessi
dei consumatori, nascondono, in realtà, interessi di mera natura sindacale e
assurde tendenze protezionistiche in un Paese che, rispetto alle esigenze dei
molini, risulta deficitario del 60 per cento per quanto riguarda la produzione
di frumento tenero e del 45 per cento per quanto riguarda la produzione di
frumento duro".
È anche una guerra di cifre, è chiaro, con una lettura dei
dati fatta con la lente di ingrandimento delle proprie convinzioni. "Che i campioni analizzati dal ministero
della Salute siano conformi ci fa piacere - commenta Rolando Manfredini,
responsabile sicurezza alimentare di Coldiretti - se fosse stato il contrario
il problema sarebbe stato gravissimo. Però lo stesso ministero della Salute,
nel 2016, ha diffuso un rapporto sui fitofarmaci, nel quale si attestava che
nel grano canadese il limite era tre volte superiore a quello stabilito in
Italia".
Sotto accusa c'è, ancora una volta, il glifosato, il
pesticida più utilizzato nel mondo, sul quale si è pronunciata anche l'Agenzia
europea per le sostanze chimiche lo scorso 15 marzo, stabilendo che la sostanza
non è cancerogena e non provoca mutazioni genetiche, ma "solo" seri
"danni agli occhi" ed è "tossico con effetti duraturi sulla vita
in ambienti acquatici".
"Ora anche la Francia ha proibito il glifosato -
sottolinea Manfredini - i Paesi da cui importiamo il grano, soprattutto il
Canada, lo usano sul 98 per cento delle coltivazioni. Se è vero che il grano
italiano non basta, è altrettanto vero però che il consumatore dovrebbe sapere
qual è la differenza tra un cereale maturato al sole in modo naturale come il
nostro e uno maturato chimicamente".
E se per Aidepi a rendere italiana la pasta è la competenza
di chi lavora il grano, per Coldiretti "la materia prima caratterizza la
nostra qualità, come dimostrano
il successo delle Denominazioni di origine protetta".
Il prezzo infine: per Aidepi le oscillazioni sono fisiologiche del mercato, per
Coldiretti sono "speculazioni create ad arte facendo arrivare nei porti
italiani grandi quantità di grano spesso vecchio di un anno".
Fonte: La Repubblica.it
Autore: Cristina Nadotti
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