Indagini sulla coccidiofauna, condotte in oliveti della
Sicilia orientale e della Calabria, hanno evidenziato che, delle 16 specie
riscontrate, la più diffusa (nell’85% degli impianti) è la Cocciniglia
tubercoli forme dell’olivo, Pollinia pollini, il cui nome comune deriva dalla
forma del follicolo grigiastro che ricopre il corpo, piriforme, delle femmine,
lungo poco più di 1 mm, di colore giallastro o rossastro. Grazie a tale
rivestimento le femmine si mimetizzano con la corteccia della pianta passando spesso
inosservate. Il follicolo maschile è di colore giallo. La Cocciniglia, ritenuta
originaria del Bacino mediterraneo, è presente in Medio Oriente, Iran, Iraq,
Nord Africa, Europa meridionale, Paesi Bassi; è stata introdotta in California,
Argentina e Cile. La pianta ospite d’elezione è l’Olivo ma è stata segnalata
anche su Ficus carica. La specie, dotata di una notevole plasticità biologica,
in relazione alle condizioni ambientali, svolge una generazione ogni due anni,
in Nord Italia, ovvero, una generazione annua in Sicilia e Calabria, nonché due
generazioni annuali in Spagna e in Nord Africa. In Sicilia, le femmine
svernanti, dalla fine di marzo ad agosto, depongono complessivamente circa 80
uova, che schiudono poco dopo. Le neanidi maschili si fissano sulla pagina
superiore delle foglie, sui rametti e sugli apici vegetativi dove completano lo
sviluppo in giugno-luglio; quelle femminili si fissano nelle anfrattuosità e
lesioni della corteccia causate da grandine o dalla bacchiatura e, soprattutto,
nei covacci di alimentazione del Fleotribo (Phoeotribus scarabeoides). Le
infestazioni sono elevate negli oliveti in cui viene effettuata la raccolta
delle olive con la bacchiatura e in quelli in cui i residui della potatura non
vengono eliminati prima dello sfarfallamento degli adulti del Fleotribo i
quali, prima di riprodursi, scavano i covacci nelle ascelle fogliari e nelle
biforcazioni dei rametti; in tali siti la cocciniglia trova condizioni ottimali
di sviluppo e, soprattutto, sfugge all’azione dei Coccinellidi predatori
Chilocorus bipustulatus ed Exochomus quadripustulatus che sono i principali
fattori di limitazione presenti nei nostri ambienti insieme a Scimnini e
Neurotteri predatori; non sono noti parassitoidi. Negli oliveti calabri la cv
Carolea, è particolarmente suscettibile agli attacchi del Rodilegno giallo
Zeuzera pyrina, le cui larve xilofaghe scavano lunghe gallerie nei rami che
deperiscono e diventano sito ottimale per la riproduzione del Fleotribo, nei
cui covacci di alimentazione pullula la cocciniglia. Le piante infestate
sviluppano stentatamente, i germogli disseccano e si ha filloptosi e ridotta
fruttificazione. Inoltre sulla melata escreta dalla cocciniglia, si insediano i
funghi responsabili della fumaggine. Considerata l’insufficiente attività dei
predatori, per il contenimento del fitomizo, è necessario eliminare le cause
che ne favoriscono l’insediamento (bacchiatura e Fleotribo); i trattamenti
curativi effettuati contro la Mosca delle olive, agiscono anche contro le
neanidi presenti nel periodo estivo, contribuendo a ridurre le densità di
popolazione del fitomizo.
Fonte: Accademia dei Georgofili
Autore: Santi Longo
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