La letteratura agronomica anglosassone ci offre una
espressione molto utile in questi giorni di aridità: water harvesting (raccolta
dell’acqua). Si tratta di quei processi messi a punto localmente per alleviare
la siccità. Le strategie sono diverse, si va dalle reti installate
verticalmente sulle Ande per intrappolare l’umidità che sale dal Pacifico, ai
muretti in pietra costruiti intorno ad un singolo albero a Pantelleria
(giardini panteschi), alla preparazione dei terreni in piano in Andalusia per
ricevere e immagazzinare l’acqua che scende dalle ramblas (torrenti improvvisi
della durata di qualche ora).
L’agricoltura italiana ha fornito validissimi esempi di
water harvesting. L’acqua di pioggia si raccoglieva in serbatoi temporanei,
come i laghetti collinari nel Centro Italia o le cisterne interrate nelle zone
carsiche del sud. Oggi questi serbatoi sono praticamente abbandonati. Senza la
manutenzione degli agricoltori, i laghetti si sono riempiti di sedimenti e le
cisterne perdono acqua da lesioni mai più riparate. La buona abitudine di
raccogliere l’acqua per i periodi di penuria, o per regolare, anzi regimare, le
acque nei terreni in pendenza, si è perduta. Questo compito che era delle
aziende agrarie, ora è demandato ai consorzi che provvedono alla bonifica del
territorio (compresa la sistemazione idraulica) e alla fornitura di acqua per
l’irrigazione.
Tutto bene se funzionasse regolarmente … e se piovesse!
Ma non piove, anzi piove male. Il clima sta cambiando e gli
scettici che dubitano degli scenari futuri non possono confutare le
osservazioni meteorologiche degli ultimi decenni. L’evapotraspirazione
potenziale aumenta e le piogge annuali tendono a diminuire. Quello che
preoccupa di più è il regime delle piogge. Il numero di eventi piovosi
nell’anno tende a diminuire e aumenta l’intensità di pioggia (tropicalizzazione
delle piogge). Inoltre le anomalie stanno diventando la regola: annate piovose
si alternano ad annate siccitose secondo un disegno casuale (fino ad un certo
punto).
Questo vuol dire che:
1) la pioggia è meno efficace per le colture;
2) le crisi idriche, o meglio irrigue, si ripetono con una
certa sistematicità.
Se piove poco, o piove “male”, bisogna ricorrere ai ripari.
Quando un terreno è saturo, ogni apporto di acqua si perde
per ruscellamento o per drenaggio. Il ruscellamento si verifica anche quando il
suolo non riesce ad assorbire l’acqua di pioggia. L’intensità di pioggia (IP) è
la quantità di acqua che cade nell’unità di tempo. L’infiltrabilità (IS) è la
quantità di acqua che il suolo assorbe nell’unità di tempo. Se IP > IS, la
pioggia non si immagazzina nel suolo, ma ruscella verso i bacini di raccolta
superficiali (fiumi, canali, laghi).
Gli scenari climatici prospettano per l’Italia poche piogge,
ma intense. A questo si aggiunga che l’infiltrabilità dei nostri territori
tende a diminuire per effetto della impermeabilizzazione del suolo dovuta alla
espansione delle aree cementificate. Di conseguenza, se IP aumenta e IS
diminuisce, i fenomeni di ruscellamento tenderanno ad essere sempre più
frequenti. Quando l’acqua ruscellata è
tanta, e non viene regimata, le conseguenze ambientali sono pesanti e si
misurano in termini di perdita di acqua, se non di vite umane!
L’acqua che non viene trattenuta dal suolo si allontana per
ruscellamento. Quindi un’azienda agraria riceve l’acqua sotto forma di pioggia
e poi …. la perde. In tempi di penuria (che si prevedono sempre più pesanti)
perdere acqua è inaudito.
Le aziende devono ritornare a raccogliere l’acqua come si
faceva un tempo. La tecnologia e le ricerche indicano nuovi approcci alla
raccolta di acqua nei serbatoi aziendali. La climatologia riesce a prevedere
quando e quanto pioverà, l’agronomia ha messo a punto le tecniche per limitare
l’erosione del suolo e la contaminazione da agro-farmaci delle acque in
eccesso, l’idraulica agraria fornisce modelli di deflusso in grado di calcolare
i ritmi di riempimento dei serbatoi e l’impiantistica disegna reti di
collegamento tra i serbatoi “pieni” e i corpi idrici recettori.
Si tratta di armonizzare competenze tecnico-scientifiche
mature con le politiche agricole per ritornare a progettare serbatoi di
raccolta dell’acqua nelle aziende agrarie con l’obiettivo di non perdere
nemmeno una goccia di pioggia. Non ce lo possiamo più permettere.
Da: AgriCulture, notiziario FIDAF, 5/7/2017
Fonte: Marcello Mastrorilli
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