L'opinione di Pietro Paganini sul decreto del Governo che
impone alle imprese che producono pasta di indicare su ogni pacco l'origine del
grano.
Oggi nel 1947 il Presidente Harry Truman parlava alla
nazione in quello che è stato il primo discorso tv dalla Casa Bianca. Il
Presidente invitò gli americani a ridurre le proteine e il grano assunto nella
dieta quotidiana per aiutare a sfamare gli europei che uscivano distrutti dalla
Seconda guerra mondiale. Agli americani fu chiesto di consumare una minore quantità
di cibo (niente carne il martedì, uova il giovedì, e una fetta di pane in meno
tutti i giorni) per condividerlo con i fratelli europei. Truman voleva evitare
che si riaccendesse il conflitto: «If the peace should be lost because we
failed to share our food with hungry people, there would be no more tragic
example in all history of a peace needlessly lost» («se la pace dovesse essere
persa perché non abbiamo condiviso il cibo con persone affamate, non ci sarebbe
un esempio più tragico in tutta la storia di una pace persa inutilmente»)
Oggi, 70 anni dopo, il nostro Governo ha passato un decreto
che impone alle imprese che producono pasta di indicare su ogni pacco l'origine
del grano, cioè la provenienza. È un provvedimento protezionista – molto
complicato da implementare e in contrasto con i principi di libera concorrenza
della Ue – che ha il chiaro obiettivo di limitare l'acquisto di grano dal Nord
America, cioè da quegli stessi produttori che nel 1947 rifornivano le nostre
tavole in modo provvidenziale.
Quella di allora era un'Italia impoverita dalla guerra, ma
anche e soprattutto, dalle assurde politiche protezionistiche del periodo
fascista, a cominciare dalla ormai sfortunata battaglia per il grano. Sotto il
littorio l'Italia divenne il primo produttore di grano al mondo. Era materia
prima di bassa qualità, per la cui coltivazione era stata sottratta terra a
tutte le altre colture. La dieta degli italiani finì inevitabilmente per
impoverirsi. Così come la nostra economia. Il Governo fascista non aveva considerato
che, in un mercato che andava allargandosi, l'autarchia produttiva non aveva
alcun senso: la mancanza di scambi commerciali impedì qualsiasi miglioramento
sul piano nutrizionale, oltre che un inevitabile tracollo economico. I
governanti di oggi, stimolati da evidenti interessi corporativi ed elettorali,
stanno ripetendo lo stesso errore. Hanno introdotto una norma che avrà gli
stessi effetti della battaglia per il grano. Si favoriscono così le
corporazioni degli agricoltori mentre si danneggiano le aziende di agricoltori
o i contadini.
Il protezionismo dell'attuale Governo non contribuirà
infatti ad aumentare o migliorare la produzione italiana – che non soddisfa il
fabbisogno. Il grano italiano è mediamente di qualità inferiore rispetto a
quello americano o canadese per quelle che sono le caratteristiche che servono
alla produzione di un alimento simbolo dell'eccellenza italiana, come la pasta,
a prescindere dalle etichette.
Se i ministri che hanno sostenuto questo sciagurato
provvedimento volessero davvero sostenere l'agricoltura si farebbero promotori
di una vera riforma agraria, quella in discussione da 60 anni. La produzione
italiana infatti è eccessivamente frammentata rispetto a quella dei paesi più
competitivi, come la Francia per esempio. Non è vero, come alcuni sostengono,
che ci sono troppi contadini. È più corretto sostenere che ci sono troppi
proprietari, ciascuno con i propri campi, le proprie macchine (oggi nuove
grazie agli incentivi, ma spesso sottoutilizzate) e poche strategie di
produzione. Servirebbe, invece, migliori competenze manageriali e la volontà di
fare rete condividendo conoscenze, tecnologie e modelli di coltivazione.
Al momento purtroppo, la propensione a fare rete è
imbrigliata dai caporalati agricoli, cioè quelle associazioni che hanno
interesse a controllare tanti piccoli proprietari, tenendoli sempre ben divisi
al loro interno. Il modello "piccolo è bello" non paga sempre in un
mercato globale. Nel 1947 il grano del
Nord America era osannato, oggi si accusa qualsiasi cosa che arriva da
"fuori" di essere velenosa. Ingrati oltre che miopi.
Fonte: www.tempi.it
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