La campagna per l'agricoltura contadina chiede da dieci anni
un riconoscimento di questo modello economico, alternativo a quello
dell'agricoltura industriale e della grande distribuzione, e una serie di
agevolazioni. Cunial (M5s): "Garantire servizi fondamentali,
semplificazione burocratica, agevolazioni e compensazione fiscale". Il
leghista Liuni: "La proposta così com'è è irricevibile. Ok alle
agevolazioni ma con regole precise"
Custodiscono la biodiversità di piante e animali, sono un
presidio contro lo spopolamento e il dissesto idrogeologico, producono cibo di
qualità con pratiche sostenibili. Nonostante questo, coloro che oggi portano
avanti piccole aziende agricole familiari, improntate alla coltivazioni di
varietà locali e alla vendita diretta lamentano una situazione difficile.
“Generiamo molti benefici per la collettività, evitando costi ambientali e
sociali, ma la legge ci equipara in molti casi alle grandi imprese
dell’agroindustria, imponendoci gli stessi oneri. Le politiche pubbliche e i
quadri normativi infatti sono stati creati specificamente per sostenere un
modello di agricoltura industriale”, denuncia a Ilfattoquotidiano.itRoberto
Schellino, perito agrario e contadino della valle Stura, sulle Alpi cuneesi.
Schellino parla a nome della campagna per l’agricoltura contadina, che da dieci
anni chiede un riconoscimento di questo modello economico, alternativo a quello
dell’agricoltura industriale e della grande distribuzione, e una serie di
agevolazioni. Nel week end se ne parlerà a Costa Vescovato, in provincia di
Alessandria, a pochi chilometri da Valli Unite, una delle aziende simbolo del
mondo contadino e del biologico. Presenti anche i parlamentari di M5s e Lega,
Sara Cunial e Marzio Liuni, anche loro imprenditori agricoli, alla ricerca di una
sintesi di vedute perché si sblocchi l’iter parlamentare.
In attesa di una legge
Nella scorsa legislatura, in commissione Agricoltura alla
Camera si era arrivati a un testo unificato su cui lavorare, sintesi
trasversale di quattro diverse proposte, ma con le elezioni il percorso si è
interrotto. Adesso la speranza dei promotori, una trentina di organizzazioni
tra cui l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica e la Rete dei semi
rurali, è che la legge possa vedere la luce in questa legislatura. Se su alcuni
punti come la promozione dei cibi locali c’è convergenza all’interno della
maggioranza, non mancano però i nodi da sciogliere. Da una parte infatti la
deputata 5 stelle e imprenditrice agricola Sara Cunial dice a Ilfatto.it che
“vanno garantiti i servizi fondamentali nelle zone montane e svantaggiate, dove
l’agricoltura è più difficile, e vanno trovate le risorse per garantire una
vita dignitosa alle comunità rurali locali che sono in difficoltà economica a
causa della globalizzazione delle merci”. Dall’altra, il leghista Marzio Liuni,
anche lui imprenditore agricolo, si dice “d’accordo sul proteggere i contadini,
ma la proposta così com’è è irricevibile. Ok alle agevolazioni ma con regole
precise, senza sbragare”.
Italia terra di piccole aziende
In Italia, le aziende agricole con un reddito lordo
inferiore a 10mila euro sono pari al 67% delle realtà censite dall’Istat.
Nonostante le piccole dimensioni, le fattorie di piccole e medie dimensioni
danno un contributo significativo alla produzione nazionale: “Secondo dati
Eurostat le aziende italiane fino a 20 ettari, che controllano circa un terzo
delle terre coltivate, forniscono il doppio delle chilocalorie prodotte dalle
aziende di grandi dimensioni, che occupano più della metà dei campi”, spiegano
i promotori della campagna, nata proprio per unire le forze e dare voce a tanti
piccoli soggetti sparsi sul territorio. L’iniziativa è partita nel 2009 come
petizione ed è proseguita poi nel 2013 con la presentazione alla Camera di
linee guida per una legge quadro sulle agricolture contadine. Da lì, i tre
deputati Adriano Zaccagnini (Misto), Paolo Parentela (M5S) e Susanna Cenni (Pd)
hanno presentato altrettante proposte di legge in commissione Agricoltura. Il
testo base adottato a dicembre scorso è una sintesi, in cui è confluita anche
una proposta del deputato altoatesino di Svp Manfred Schullian per facilitare
l’accesso alla terra.
Il testo del 2017 sull’agricoltura “familiare”
Il testo unificato stabilisce i requisiti delle aziende
agricole “familiari”: sono gestite dal titolare e dai parenti, favoriscono la
biodiversità, gli avvicendamenti colturali, privilegiano l’allevamento con il
pascolo degli animali, seguono il disciplinare del biologico. Producono per la
vendita diretta, controllano le varie fasi del ciclo produttivo e, trasformano
i propri prodotti in azienda o comunque in strutture locali escludendo processi
industriali. La proposta di legge poi propone alle Regioni di inserire
agevolazioni per i contadini, rispetto ai locali di trasformazione dei cibi e
all’edificazione e ristrutturazione di annessi, e prevede misure per facilitare
l’accesso alla terra attraverso il recupero di terreni agricoli abbandonati.
“Da questo lavoro sto ripartendo, recependo nuovi spunti ed idee dalle
associazioni contadine che faranno parte delle mie proposte in Parlamento. Le
aziende agricole contadine hanno bisogno disemplificazione burocratica, di
agevolazioni e di forme di compensazione fiscale per il lavoro che svolgono sul
territorio. Il reddito degli agricoltori si è drasticamente ridimensionato in
questi decenni ed è necessario premiare quelli virtuosi e che custodiscono
ancora un insostituibile bagaglio di conoscenze e tradizioni”, dice Cunial.
di Veronica Ulivieri | 9 novembre 2018
Fonte: Il Fatto QUotidiano
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