Lo scorso dicembre l’Assemblea delle Nazioni Unite ha
proclamato il periodo 2019-2028 il Decennio dell’Agricoltura familiare, ponendo
al centro delle sfide globali (dalla missione “Fame zero” alla lotta ai
cambiamenti climatici alla tutela delle risorse ambientali, alla redditività in
agricoltura) un modello di agricoltura largamente diffuso su tutto il pianeta e
prevalente anche in Italia.
Alla vigilia di questa decade che la Confederazione
Agromeccanici e Agricoltori Italiani intende celebrare con idee e progetti
operativi, possiamo affermare che il comparto agromeccanico costituisce di
fatto il principale e insostituibile punto di riferimento di una folta schiera
di aziende familiari che, altrimenti, non potrebbero fare affidamento sulle
proprie forze. Questo non deve essere dimenticato, benché siano in molti a
sottovalutare il ruolo degli agromeccanici nel comparto primario.
Trovandoci nel mezzo della fase di erogazione (16 ottobre-
30 novembre) da parte di Agea dell’anticipo della Pac per il pagamento di base,
il greening, il pagamento ai giovani agricoltori e il regime dei piccoli
agricoltori, vogliamo spezzare una lancia in favore delle aziende agricole
familiari, che fra l’altro non coincidono sempre con le realtà di piccole
dimensioni. In questi ultimi tempi assistiamo a una idealizzazione di alcune
realtà, le più grandi del settore, che spesso, tuttavia, hanno alle spalle una
storia tormentata che non dà un’immagine di solidità.
La vera solidità, sul piano economico, patrimoniale e
sociale, ce l’hanno proprio le aziende familiari. E sono proprio queste le
aziende agricole che non possono, e nemmeno potrebbero, fare a meno del
contoterzismo, né questo di loro: l’azienda agricola familiare è quella che
tarderà forse a pagare (sempre più spesso quando incassano gli anticipi della
Pac…), ma paga sempre; che fa lavorare sempre; che chiede sempre lo sconto, ma
resta fedele nel tempo, talvolta per decenni.
Le imprese agricole non facenti capo a un nucleo familiare
sono quelle che espongono l’agromeccanico ai maggiori rischi: talvolta spesso
non sono proprietarie della terra che coltivano, adottano politiche commerciali
spregiudicate e manifestano quindi un’elevata volatilità; sono inoltre le più
suscettibili a passare di mano o a cambiare l’ordinamento produttivo. Non
vogliamo generalizzare, ci mancherebbe, ma cogliamo l’occasione del Decennio
dell’Agricoltura familiare per ringraziarle tutte.
Siamo alla vigilia di Eima International 2018, la 43ª
edizione della rassegna mondiale della meccanica agricola. Si preannuncia una
manifestazione con grandi numeri, con visitatori da 150 Paesi e delegazioni
ufficiali da 70 Paesi, organizzate da FederUnacoma e Agenzia Ice, con focus
specifici su Africa Subsahariana, Asia e America, cioè quelle zone del pianeta
dove la meccanica agricola sta crescendo e dove l’industria italiana può
consolidare o sviluppare mercati interessanti.
All’Eima di Bologna si potranno trovare le nuove frontiere
della meccanizzazione agricola per l’Italia e l’Europa, dove il modello di
agricoltura biologica si sta espandendo e dove anche la meccanizzazione gioca
un ruolo fondamentale per ottimizzare costi e rese in campo. La tendenza è,
appunto, quella di un’espansione del segmento “organic” all’interno del settore
agricolo, col superamento finalmente di situazioni concorrenziali o
ambivalenti.
Il consumatore chiede biologico ed è disposto a pagare di
più, purché il prodotto sia sano e veramente biologico. L’Austria, che fino a
dicembre avrà la presidenza del Consiglio in Europa, vanta già il 20-21% della
propria superficie a biologic e la tendenza è crescere ancora, per quanto sia
complicato coniugare una parabola ascendente con l’esigenza di erogare risorse
agli agricoltori che abbandonano l’agricoltura tradizionale.
In questo scenario – ed è uno degli aspetti sui quali Cai
sta dialogando con Coldiretti – le imprese agromeccaniche possono non soltanto
erogare prestazioni in campo, ma anche contribuire al percorso certificativo
che garantisce la filiera, dal campo alla tavola.
Al recente Forum internazionale dell’Agricoltura e
dell’alimentazione, organizzato a Cernobbio da Coldiretti, il ministro Gian
Marco Centinaio ha annunciato lo sblocco di 70 milioni di euro per incentivare
il ricambio generazionale.
L’azione merita sicuramente un plauso, ma non possiamo allo
stesso tempo non sollecitare analoghe azioni anche per favorire il ricambio
generazionale nelle imprese agromeccaniche,
che scontano le medesime difficoltà nell’ingresso di giovani
come capi-azienda.
Ci aspettiamo molto da questo governo in termini di
cambiamento.
Continuare sulla stessa linea discriminatoria sarebbe un
errore per il sistema agricolo italiano.
Gianni Dalla Bernardina Presidente CAI
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