“Irraggiungibile il tetto di spesa per le tematiche
ambientali fissato al 25% dei finanziamenti sull’ortofrutta dalla Pac 2021-2027
attualmente in discussione. Sarebbe più praticabile concentrare le risorse su
una voce più generale di sostenibilità che premi la qualità delle produzioni”.
Questa una delle linee guida della proposta di emendamenti
alla Pac che il Copa-Cogeca presenterà entro il 3 dicembre prossimo in
Commissione Ue.
Se n’è parlato nel corso del convegno ‘La sostenibilità come
fattore di competitività per le organizzazioni delle produzioni ortofrutticole
nel contesto della Pac 2020’ che si è tenuto venerdì scorso alla fiera di
Bolzano durante Interpoma.
‘Oggi le realtà aggregate – precisa Davide Vernocchi,
coordinatore settore Ortofrutticolo dell’Alleanza cooperative agroalimentari –
e quindi quelle più propense a spendere e più organizzate nella gestione delle
risorse, arrivano a stento a spendere il 10% delle risorse per l’ambiente e, in
questo caso, stiamo parlando di produttori che hanno portato al 90% la
produzione integrata. La soglia a cui punta la Commissione per le tematiche
ambientali, ossia 25% dei finanziamenti all’ortofrutta, è irraggiungibile anche
in considerazione del fatto che più del 50% del comparto produttivo europeo non
è aggregato. Per evitare di avere dei gap di spesa avrebbe più senso puntare
alla sostenibilità e a premiare le aziende che lavorano sulla qualità del
prodotto”.
Insomma, con questa serie di emendamenti si aprirebbe un
nuovo capitolo per soggetti fino ad ora mai presi in considerazione dalla Pac,
vocati per mission aziendale, alla massimizzazione della qualità delle
produzioni. Si pensi, ad esempio, a tutto il filone delle macchine
selezionatrici hi-tech.
“Nell’ultimo incontro a Parigi – ha chiarito Philippe
Appeltans, direttore generale di Belorta (Belgio) e presidente del Gruppo
Ortofrutta Copa-Cogeca – delle rappresentanze europee del comparto, abbiamo
fatto il punto definitivo degli interventi strutturali che chiediamo vengano
fatti sulla Pac 2021-2027. Vorremmo che si mettesse l’accento sulla prevenzione
delle distorsioni della concorrenza anche attraverso la sussidiarietà e gli
interventi fiscali appropriati. Con riferimento alle spese ambientali, la
soglia di spesa del 25% non è giustificata, inoltre, dall’impatto ambientale
del comparto che è fra quelli dell’agricoltura che emette meno CO2 in
atmosfera”.
Su questo punto, il problema è che non esistono degli indici
di legge che valutino e classifichino l’impatto ambientale, ossia l’impronta
verde delle singole attività/macchine/trattamenti dei produttori applicati ad
ogni singola coltura. Questo è uno dei motivi per cui il brand ‘Made Green in
Italy’ del ministero dell’ambiente sia ancora in una fase di limbo e stenti a
decollare.
Qualcosa si sta facendo livello europeo, tramite l’Enea, ed
altre istituzioni comunitarie, per cercare di colmare questo gap importante sul
quale nonostante tutto si sta costruendo una politica di spesa così importante
che incide da un quarto a un terzo del totale dei finanziamenti europei.
L’altro grande tema della riforma Pac è stato affrontato da
Paolo De Castro, vicepresidente della commissione Agricoltura del Parlamento
europeo, e riguarda il coordinamento ‘dall’alto’ dei Psr. “Una mossa ispirata
al buon senso – ha spiegato De Castro – ma che rischia di tradursi in una
centralizzazione delle politiche europee ed uno spostamento delle risorse
attualmente destinate al secondo pilastro della Pac, ossia ai Psr, verso il
primo che è gestito direttamente dai governi. È innegabile che occorra lavorare
per implementare il coordinamento dei programmi di sviluppo rurale ma questo
non può e non deve tradursi in una nuova era delle nazionalizzazioni che
rischia, peraltro, di intaccare il valore identitario delle nostre produzioni”.
“Uno spostamento delle risorse dal secondo al primo pilastro
– conclude Herbert Dorfmann, membro Commissione Agricoltura del Parlamento
europeo – rischia inoltre di creare distorsioni della concorrenza date, ad
esempio, dai premi accoppiati che si potrebbero generare in vari settori. Lo
abbiamo imparato dopo 20 anni di programmi operativi. È bene che finalmente si
ragioni su una riforma della Pac ma bisogna farlo tenendo bene a mente le sfide
del futuro che sono, sostanzialmente quella della sostenibilità e della ricerca
di nuovi mercati”.
Mariangela Latella
Nessun commento:
Posta un commento