La notizia del primo caso di ritrovamento di Xylella
fastidiosa su albicocco in Spagna, dopo i casi su diverse specie, di Francia,
Germania, Spagna e Belgio, dimostra
ancora una volta come il problema sia un problema europeo, come d’altro canto
tutte le emergenze di carattere fitosanitario.
E’ per questo motivo che l’Ue deve, una volta per tutte,
mettere in essere un sistema di controlli alle frontiere adeguato a proteggere
il territorio e le coltivazioni comunitarie da insetti e malattie aliene che
troppo frequentemente mettono a repentaglio le produzioni e l’economia.
Il cinipide del castagno, il moscerino dagli occhi rossi, la
cimice asiatica, la Xylella e tanti altri parassiti che si sono manifestati con
gravi danni nelle campagne italiane ed europee, sono il pegno che è stato e
viene pagato quotidianamente dalle imprese agricole europee per una politica
troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e
florovivaistici nell’Unione senza che siano applicate le cautele e le
quarantene che devono invece superare i nostri prodotti quando vengono
esportati.
Non è un caso, infatti, che le nostre mele e pere non
possano ancora essere esportate in Cina, mentre invece le mele e le pere cinesi
sono presenti sugli scaffali dei supermercati italiani. Non si tratta di
protezionismo, l’Italia e l’Ue vivono di export, ma di applicare le norme
fitosanitarie che sono in vigore nel resto del mondo.
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