Il caldo è un problema a scala mondiale. Secondo un recente
lavoro pubblicato sulla rivista “Nature Climate Change” (Mora et al., 2017) gli
autori hanno stimato che la popolazione attualmente esposta a condizioni
particolarmente critiche da caldo, per almeno 20 giorni l’anno, è di circa il
30%. Tale percentuale è purtroppo destinata ad aumentare nel corso di questo
secolo anche se le emissioni di gas serra tenderanno a ridursi. Nella migliore
delle ipotesi, per la fine del secolo, circa metà della popolazione mondiale
sarà esposta a condizioni particolarmente critiche da caldo, con scenari ancor
più drammatici se le emissioni continueranno ad aumentare. I lavoratori, per
tutta una serie di motivi facilmente intuibili, sono tra i soggetti più
vulnerabili al caldo, con effetti diretti sulla salute e conseguentemente sulla
loro produttività, quindi con un importante impatto economico. Il settore
agricolo, per le esposizioni prolungate all’aperto e l’intensità di lavoro
fisico che richiede, è sicuramente uno dei settori lavorativi più sensibili.
Nel 2016, in Toscana, gli infortuni in agricoltura sono stati poco oltre il 6%
tra tutti gli infortuni sul lavoro (rispetto al 5.6% della media nazionale) con
i valori più elevati sulle province di Siena, Arezzo, Grosseto e Firenze, che
insieme rappresentano circa il 70% di tutti gli infortuni in agricoltura in
Toscana. E’ da considerare, inoltre, che i lavoratori agricoli, per effettuare
determinate mansioni, devono indossare specifici indumenti protettivi che,
limitandone la dispersione del calore, aggravano ulteriormente lo stress da
caldo. Un altro fattore che aumenta la vulnerabilità dei lavorati al caldo è
rappresentato dall’età media dei lavoratori, stimata in progressivo aumento nei
prossimi anni: per il 2030, in Italia, la forza lavoro con età tra 55 e 64
anni, sarà di circa il 26%, uno dei valori più alti d’Europa. Dalla letteratura
scientifica è noto che gli effetti del caldo aumentano proprio all’aumentare
dell’età a causa soprattutto della maggior presenza di patologie e del
conseguente utilizzo di farmaci, alcuni dei quali interferiscono con il sistema
di termoregolazione, rendendo il soggetto ancor più vulnerabile. Se poi
consideriamo che, per effetto del cambiamento climatico, il nostro paese è
interessato da una maggior frequenza e intensità delle ondate di calore, come
dimostrato da un recente studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista
Atmosphere (Morabito et al., 2017), è facilmente comprensibile come siano
indispensabili strategie di adattamento e soluzioni tecnologiche innovative
mirate a migliorare la resilienza dei lavoratori agli effetti del caldo.
E’ proprio su questi aspetti che si inserisce il Progetto
Europeo (H2020) Heat-Shield “Integrated inter-sector framework to increase the
thermal resilience of European workers in the context of global warming”
(https://www.heat-shield.eu/), in cui i ricercatori dell’Istituto di
Biometeorologia (IBIMET) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e
dell’Università (Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e
dell’Ambiente – DISPAA), insieme a esperti del Centro Regionale Infortuni e
Malattie Professionali (CeRIMP) della Regione Toscana, stanno lavorando allo
sviluppo di un sistema con previsioni probabilistiche personalizzate a
medio-lungo termine (fino a 46 giorni) relativamente agli effetti del caldo
indirizzato ai lavoratori e datori di lavoro. L’obiettivo è quello di
salvaguardare la salute del lavoratore e conseguentemente la sua produttività.
Nell’ambito di questo progetto, a partire dalla scorsa estate sono iniziate
delle campagne di monitoraggi fisiologici su alcuni lavoratori e microclimatici
in alcune aziende agricole del settore vitivinicolo e della coltivazione degli
agrumi in serra, con l’obiettivo di studiare gli effetti del caldo sui
lavoratori, testando anche soluzioni tecnologiche innovative come le “smart
clothing solutions”, ossia delle giacche ventilate utilizzate per dare
refrigerio ai lavoratori durante attività fisiche intense svolte in condizioni di stress da caldo. E’
inoltre previsto lo sviluppo di un sistema di allerta da caldo basato sul
modello di previsione meteorologica probabilistico Europeo (ECMWF) calibrato su
varie località Europee (una quarantina italiane e 5 località toscane) e sul
calcolo del principale indicatore per la valutazione dello stress da caldo
utilizzato dalle principali organizzazioni internazionali che si occupano di
salute sui lavoratori, ossia il Wet Bulb Globe Temperature (WBGT). Tale indice
rappresenta anche il riferimento della norma UNI EN ISO 7243 (2017) che
regolamenta la valutazione dello stress da caldo nei luoghi di lavoro. La
grande potenzialità di questo indicatore è quella di permettere una valutazione
dello stress termico considerando sia luoghi in ombra o esposti alla radiazione
solare o fonti di calore artificiali, tenendo conto di fattori come
l’acclimatazione, l’intensità dello sforzo fisico e gli indumenti indossati
durante l’attività lavorativa. Il sistema previsionale, che ha funzionato in
via sperimentale durante l’estate del 2017, diventerà operativo a partire dalla
prossima estate e permetterà agli utenti, attraverso registrazione su apposita
piattaforma web (accessibile anche da dispositivi mobile), di ricevere tramite
mail previsioni personalizzate del rischio da caldo comprendenti anche linee
guida comportamentali su come contrastarne gli effetti, ad es. quanto riposare
e quanto bere durante l’attività lavorativa in funzione dell’attività fisica
svolta e dell’abbigliamento indossato. Il sistema di allerta, che in Toscana fornirà
previsioni sulle località di Firenze, Arezzo, Grosseto, Pisa e Argentario,
permetterà una maggiore informazione per i lavoratori e una pianificazione più
accurata per i datori di lavoro che potranno gestire al meglio, sulla base
delle condizioni di caldo previste fino a 46 giorni, i periodi più idonei in
cui svolgere specifiche attività lavorative, turni e orari di lavoro più
adeguati per preservare al salute dei lavoratori e riducendone la perdita di
produttività.
Fonte: Accademia dei Georgofili
Autore: Marco Morabito
Nessun commento:
Posta un commento