
Il Progetto – frutto di
un coordinamento tra Arma dei Carabinieri, FAI-Federazione Apicoltori Italiani
e Comune di Roma - prevede di mettere a sistema i piccoli ma numerosi
allevamenti di api che ci sono nella Capitale, creando fin da subito una rete
di dieci postazioni per gran parte già presenti nel Centro Storico o di
prossima installazione. L’apiario sperimentale “Numero Zero” è quello della
FAI-Federazione Apicoltori Italiani, attivo già dal 1980 a Palazzo della Valle,
sede di Confagricoltura. Un Apiario Urbano Sperimentale che in questi giorni è
sciamato – è proprio il caso di dirlo - fino alla sede del Comando CUFA
dell’Arma dei Carabinieri, dove sono stati installati tre alveari per attivare
la “Postazione Laboratorio Numero 1”.
Già numerose le realtà apistiche individuate e disponibili a
entrare in rete:
Largo Argentina–Apiario Sperimentale FAI, Via Veneto–Comando
Carabinieri C.U.F.A., Villa Borghese–Bioparco di Roma, Villa
Wolkonsky–Residenza Ambasciatore Britannico, Via di Vigna Murata–Cooperativa
Sociale Agricola G. Garibaldi, Tre Fontane e Garbatella–Orti Urbani di Roma
Capitale, Via Anagnina–Apiarium, Via Casilina–Comitato Mura Latine, Via
Nomentana–Associazione Promozione Sociale “Fiore del Deserto”, Monumento
Naturale Quarto degli Ebrei-Apicoltura Nisi, Tenuta Tor Marancia-Parco Appia
Antica.
Poi, pian piano, verranno collegate tutte le altre
postazioni, che il Progetto ha individuato come siti di interesse scientifico,
fino a costruire una rete di monitoraggio capace di fornire da subito preziose
informazioni su quali sono le fioriture di Roma più diffuse e visitate dalle
api, sulla presenza e concentrazione di metalli pesanti, polveri sottili,
microplastiche e IPA-Idrocarburi Policiclici Aromatici.
Insomma, mentre le api volano sui tetti di Roma, l’Arma dei
Carabinieri in collaborazione con la FAI-Federazione Apicoltori Italiani
avvierà una valutazione sull’impatto del servizio ecosistemico che le api
garantiscono alla Capitale. Ma anche una nuova modalità di vigilanza sul
fenomeno dei furti degli alveari, con particolare attenzione alla tutela e alla
salvaguardia dell’ape italiana che addirittura una legge (N. 313/2004 per la
Disciplina dell’Apicoltura) chiede di difendere e diffondere.
Sembra già tanto, anzi tantissimo, ma il Progetto APINCITTA’
non esaurirà solo così i suoi effetti. L’Arma dei Carabinieri e la
FAI-Federazione Apicoltori Italiani, infatti, d’intesa con il Comune di Roma,
intendono uniformare un modello di apicoltura didattica per la biodiversità
urbana, attraverso il quale le scolaresche e la cittadinanza possano
avvicinarsi a questi piccoli nuclei di alveari, in tutta sicurezza, vedere da
vicino come funziona una centralina di biomonitoraggio che conta su circa
50.000 api (veri e propri sensori), quante ce ne sono dentro un solo alveare,
nel momento di massimo sviluppo delle famiglie!
APINCITTA’, infine, si propone come modello per un Progetto
ad alto tasso di inclusione: tutti gli apporti saranno bene accetti, altre
Istituzioni ed Enti di Ricerca potranno aggregarsi per offrire specifiche e
mirate collaborazioni su ambiti tecnico-scientifici che grazie alla
multidisciplinarietà dell’ape potranno andare in tante altre direzioni.
Si registrano già, in questa fase di esordio, le
manifestazioni di interesse del CNR-Centro Nazionale delle Ricerche, dell’ISS-Istituto
Superiore di Sanità, dell’Università La Sapienza di Roma e di altri atenei.
La partecipazione attiva della cittadinanza, l’incontro tra
apicoltori e società, Istituzioni ed Enti di Ricerca servirà a veicolare un
esempio – quello che le api ci offrono ogni giorno – di coesione, di operosità,
di condivisione verso un obiettivo comune. Non è un caso che proprio
ispirandosi alla vita delle api, il motto della FAI-Federazione Apicoltori
Italiani riecheggi sul Progetto APINCITTA’ in modo persino solenne: “Il mio non
sol, ma l’altrui ben procuro”.
Fonte: FAI Federazione Apicoltori Italiani
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