I muretti a secco, simbolo dei paesaggi salentini e della
Valle d'Itria, realizzati per dividere gli appezzamenti dei terreni, potrebbero
diventare patrimonio dell'Unesco. A candidare questa millenaria tradizione
della viticoltura pugliese è l'Italia, che l'ha indicata fra i tesori da
tutelare nel patrimonio immateriale dell'Unesco, assieme alla cultura del
tartufo (con al centro Umbria, Lazio e Marche, per un totale di 54 città
coinvolte espressione della qualità del made in Italy agroalimentare) e al rito
solenne della Perdonanza celestiana, l'evento storico religioso che si tiene
all'Aquila.
Le candidature sono state votate all'unanimità dalla
commissione italiana per l'Unesco e saranno portate a Parigi: la decisione
arriverà nel 2019. L'Italia ha quindi deciso di portare omaggio a una
tradizione che unisce la Costiera amalfitana, Pantelleria, le Cinque terre e in
Puglia il Salento e la Valle d'Itria. La tecnica degli appezzamenti di terreno
contenuti appunto da muretti a secco (attualmente tutelati anche dalla
Forestale, che in più occasioni è intervenuta in diverse zone della regione
proprio per denunciare chi li distruggeva o li smantellava per portarsi via le
pietre) è oggetto di una candidatura multinazionale che verrà valutata nei prossimi
mesi, con capofila Cipro, assieme alla Grecia, all'Italia, Spagna, Francia e
Svizzera.
L'eventuale via libera della commissione Unesco, che
comincerà con i sopralluoghi nelle diverse aree indicate, arriverà soltanto nel
2018. In Puglia
quindi potrebbe allungarsi l'elenco dei Patrimoni
dell'umanità: al momento spiccano Castel del Monte, diventato patrimonio Unesco
nel 1996, insieme con i trulli di Alberobello. Nel 2011 è stato inserito il
santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo, in provincia di Foggia,
costruito nel 490 dopo Cristo. Senza dimenticare a pochi chilometri dai confini
pugliesi i Sassi di Matera: il primo sito iscritto tra i patrimoni dell'Unesco
del Sud Italia nel 1993.
Fonte: LaRepubblica
Autore: Samantha Dell’Edera
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