Scarseggia il pesce italiano nelle tavole per questo fine
settimana. I mercati non sono stati riforniti dai pescatori che, invece di
uscire in mare, hanno manifestato dal 28 febbraio scorso in piazza a Roma
davanti al Parlamento contro le direttive dell'Unione Europea e la legge 154
del Parlamento.
Si parla di un calo di oltre il 50% per polpi, calamari,
merluzzi, rana pescatrice, triglie, capasante, mazzancolle, rombo e tante altre
specie, tutte quelle catturate con la pesca a strascico e il palangaro, i due
settori che hanno incrociato le braccia. Una serrata che si stima possa essere
costata alle imprese circa 20 milioni di euro.
Meno pesce italiano che ha lasciato spazio a quello
straniero, ma anche a qualche speculazioni sui prezzi; da qui il consiglio di
leggere sempre l'etichetta per capire la provenienza. L'attività sta comunque
tornando alla normalità, sempre che il meteo regga visto che è previsto tempo
cattivo nella prossima settimana. Ma i riflettori sulla vicenda continueranno
comunque ad essere accesi il prossimo 9 marzo, in occasione degli stati
generali della pesca indetti dal mondo della pesca e dell'acquacoltura.
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