Si sente sempre più parlare di rain garden, una soluzione di
giardinaggio adatta sia ai privati che alle istituzioni pubbliche, per la
gestione degli spazi verdi cittadini. Ma quali sono le loro caratteristiche e
perché possono risultare importanti anche in un’ottica di prevenzione urbana,
il tutto in modo ecologico?
Rain garden: cosa sono?
In linea del tutto semplificata, si può affermare che i rain
garden – in italiano “giardini della pioggia” – sono dei leggeri avvallamenti,
di poco inferiori al manto stradale, ricoperti di terriccio altamente
assorbente nonché di specie vegetali adatte alla crescita in terreni
particolarmente ricchi d’acqua. Di norma, si tratta di aiuole di medie e
piccole dimensioni, che vedono alla loro base un sistema drenante, collegato ad
appositi canali di scolo e, quindi, al normale allacciamento fognario.
Nati all’interno dell’ambito dell’architettura sostenibile
ed ecologica, questi piccoli giardini sono in grado di raccogliere l’acqua
piovana, evitando così gli allagamenti del manto stradale, di marciapiedi e
aree pedonali, nonché spazi privati. La struttura trattiene e assorbe
lentamente l’acqua, filtrandola e depurandola nel terriccio, quindi
restituendola all’ambiente con anche una forte riduzione di agenti inquinanti.
Richiede inoltre una manutenzione abbastanza ridotta, poiché grazie alle specie
vegetali coltivate nell’appezzamento si viene a creare un vero e proprio
ecosistema in miniatura, capace di rigenerarsi e depurarsi continuamente.
Rain garden: a cosa servono
Come già accennato, i rain garden nascono all’interno
dell’architettura sostenibile ed ecologica, come risposta ad alcuni dei grandi
problemi sollevati dall’urbanizzazione. Nei centri abitati, infatti, i terreni
diventano sempre più impermeabilizzati, riducendo così la naturale capacità di
assorbimento dell’acqua, nonché la sua depurazione e il suo recupero.
Il primo scopo, come già citato nel precedente paragrafo, è
quello di raccogliere l’acqua piovana, gestendo in modo sapiente tutti i disagi
dovuti ai violenti acquazzoni, nonché ai problemi di allagamento di molte aree
cittadine. Data la lieve depressione rispetto al manto stradale, l’acqua viene
raccolta rapidamente, dopoché assorbita e rilasciata in modo più graduale. Così
facendo, durante i fenomeni atmosferici più intensi i rain garden riducono
anche del 50% l’afflusso rapido di acque al sistema fognario o alle tubature di
raccolta, evitando quindi intasamenti, fuoriuscite non volute e, di
conseguenza, anche la rottura degli stessi impianti.
Non è però tutto, poiché il secondo scopo è quello di
ridurre con la fitodepurazione le sostanze inquinanti nelle acque di scolo, poi
raccolte nel terreno e rimesse nelle falde. Il terreno – dalle composizioni più
varie, spesso con un mix sapiente di sabbia, ghiaia, compost e terriccio
drenante – filtra infatti l’acqua con il suo assorbimento lento, depurandola
grazie anche all’azione delle piante coltivate nel giardino. Un fatto non da
poco, se si considera come in ambito urbano le piogge spesso fungono da pulizia
dell’aria, raccogliendo sostanze nocive dovute al classico smog.
I rain garden, infine, possono rispondere alle necessità di
risparmio delle amministrazioni cittadine: il costo di progettazione e
realizzazione è mediamente contenuto, mentre le attività di manutenzione si
limitano al controllo, e all’eventuale potatura, delle specie coltivate.
Autore: Marco Grigis
Fonte: Greenstyle
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