L’oidio, anche conosciuto come mal bianco, albugine, nebbia
e muffa bianca, è una delle malattie più temibili per le colture orticole e non
solo. In questo articolo cerchiamo di capire meglio come si presenta questa
malattia, quali sono le principali colture che colpisce e soprattutto come
difendersi in maniera biologica, senza l’utilizzo di fitofarmaci di sintesi
chimica.
Seguendo le giuste tecniche agronomiche e utilizzando i
rimedi preventivi consentiti in agricoltura biologica, è possibile limitare di
molto i danni provocati dall’oidio. Oggi, quindi, vi mostreremo come fare per
salvaguardare le vostre coltivazioni mantenendole, ovviamente, a tutti gli
effetti, in pieno regime biologico.
Ma andiamo per ordine e vediamo con più precisione che cos’è
l’oidio.
L’oidio
Con il termine oidio identifichiamo una malattia trofica
delle piante. Questo tipo di malattia è causata dalla sottrazione di elementi
nutritivi dalle cellule delle piante ad opera di agenti patogeni. Nel caso
dell’oidio gli agenti patogenei sono dei microscopici funghi chiamati
Ascomiceti, appartenenti alla famiglia delle Erysiphaceae. Si tratta di funghi
non visibili all’occhio umano.
La loro caratteristica è quella di produrre dei filamenti da
cui successivamente si sviluppano delle spore, chiamate oidiospore.
Gli agenti patogeni dell’oidio instaurano con la pianta un
rapporto trofico definito parassitismo obbligato.
Ciò vuol dire che senza il nutrimento ricavato dalle piante,
il fungo non sopravviverebbe, specie durante la latenza invernale. Le nuove
spore vengono rilasciate dal fungo solitamente all’inizio della primavera. Per
via dell’azione del vento l’infezione si sposta da una pianta all’altra.
Ulteriore caratteristica dell’oidio è che ogni specie di
fungo patogeno attacca, attraverso lo sviluppo di un micelio, su diverse parti
del vegetale, una specifica famiglia di piante.
Quali colture e piante colpisce l’oidio
Sono molte le specie vegetali attaccate da questo fnugo e,
come detto, ognuna soffre dell’attacco di uno specifico agente patogeno. Ad
ogni modo, la sintomatologia e i danni arrecati alla vegetazione sono del tutto
assimilabili.
Vediamo quali sono le principali colture interessate dal mal
bianco e quali sono i rispettivi agenti patogeni:
Oidio della vite, causato dall’agente patogeno Uncinula
necator
Oidio delle cucurbitacee (zucchina, cetriolo, melone ecc.),
innescato dall’agente Sphaerotheca fuliginea
Oidio del pesco e della rosa (che colpisce appunto il pesco
e le rose), provocato da Sphaerotheca pannosa
Oidio della bietola, che colpisce le piante appartenenti
alla famiglia delle Chenopodiaceae (bietola, spinaci), il cui responsabile è
l’agente patogeno Erysiphe betae
Oidio delle crucifere (cavolfiore, broccolo nero, cavolo
verza), attivato dal fungo Erysiphe cruciferarum
Oidio delle ombreliffere (finocchio, carota, prezzemolo,
sedano ecc.), il cui agente patogeno è Erysiphe heraclei
Sono molte altre le piante e gli alberi che possono essere
attaccati dal mal bianco, tra questi ricordiamo: la quercia, l’alloro, il
pisello, il melo, i cereali.
Come si presenta l’oidio e che danni provoca
L’oidio si presenta come una patina di muffa
bianco/grigiastra che si deposita sulle piante, in particolare sulle foglie.
Dapprima appaiono delle macchioline bianche di forma
rotondeggiante sulla pagina inferiore delle foglie. Queste sono abbastanza
circoscritte ed essendo al di sotto delle superficie a vista, molto difficili
da individuare.
Queste macchie iniziano poi a moltiplicarsi e, attaccando
anche la pagina superiore delle foglie, diventano visibili. Con il progredire
dell’attacco le macchie si allargano, si uniscono tra di loro, e formano quella
fastidiosa nebbia biancastra. La consistenza di questa patina è polverosa,
simile al borotalco o alla farina.
La prevenzione e la difesa biologica dall’oidio, tecniche
agronomiche
Come abbiamo appena detto, l’eccessivo tasso di umidità è la
principale condizione per la proliferazione di questa albugine. Tuttavia,
attraverso opportune tecniche agronomiche, si può agire per la difesa biologica
in via preventiva.
Innanzitutto, particolare attenzione va posta
all’irrigazione. Nei periodi caldi bisogna evitare di dare acqua alle piante
nelle ore centrali della giornata. Il contrasto tra acqua fredda e caldo afoso
crea quelle condizioni d’umidità ideali per la diffusione delle spore.
Quindi irrigate o al mattino presto o alla sera. In questo
modo avrete anche una migliore efficienza idrica, eviterete cioè che l’acqua
evapori in fretta.
Altro accorgimento in tal senso è quello di evitare di
bagnare direttamente le foglie, sempre meglio utilizzare l’irrigazione con il
sistema a goccia.
Altra tecnica agronomica utile a prevenire l’oidio è quella
del rispetto delle giuste distanze di semina e trapianto delle colture. Semine
troppo fitte non consentono il ricambio dell’aria e creano condizioni
favorevoli allo sviluppo degli agenti patogeni.
Per migliorare l’arieggiamento della chioma delle piante si
possono effettuare periodicamente delle operazioni di pulizia di parti secche o
rovinate. Questo vale soprattutto per colture orticole come le cucurbitacee.
Nel caso di piante ornamentali, come ad esempio le rose, per
prevenire l’oidio è sempre opportuno effettuare i periodici lavori di potatura.
Lo zolfo in polvere
Purtroppo le tecniche che vi abbiamo appena illustrato, da
sole, non bastano. Per prevenire gli agenti patogeni del mal bianco bisogna
ricorrere anche ad altri prodotti, sempre consentiti in agricoltura biologica.
Uno su tutti è lo zolfo in polvere che previene
efficacemente il manifestarsi dell’oidio. Lo zolfo è un elemento naturale, e
per tale il suo utilizzo è consentito in agricoltura biologica. Naturalmente,
però, va utilizzato seguendo i giusti dosaggi e le indicazioni riportate in
etichetta (a questo link potete trovare un ottimo prodotto a un prezzo contenutoZolfo
in polvere).
Ovviamente si consiglia l’applicazione dello zolfo prima che
si sia verificata la presenza dell’oidio. Ad esempio, è consigliato agire
quando le condizioni climatiche sembrano poter essere favorevoli
all’attecchimento del fungo, quindi: elevata umidità e sbalzi termici. Inoltre,
è bene intervenire se in passato, sul tipo di coltura che desiderate seminare,
avete avuto già degli attacchi. Ricordate che in agricoltura biologica è sempre
meglio prevenire.
Per soffiare lo zolfo sulle vostre colture orticole è
necessario utilizzare un particolare attrezzo detto solforatrice (una manuale
potete trovarla quiSolforatrice). Questo attrezzo può agevolare di molto il
vostro lavoro. Se le vostre colture non sono troppo estese, vi sconsigliamo di
spendere soldi in solforatrici elettriche, che pur essendo molto efficienti,
possono essere molto costose.
Una volta effettuato il trattamento si consiglia di
ripeterlo (almeno una volta) dopo 10-15 giorni. Questo per avere una buona
sicurezza che l’oidio non metterà a rischio i vostri ortaggi.
Lo zolfo in polvere ha un caratteristico odore acre, dunque,
quando lo soffierete, vi consigliamo di farlo con il vento a favore. Inoltre è
bene utilizzare una mascherina e dei guanti di protezione.
L’utilizzo del bicarbonato di sodio
Un altro rimedio molto efficace contro il mal bianco è il
bicarbonato di sodio. Si tratta di un rimedio che può essere utilizzato in
maniera alternata allo zolfo in polvere. In particolare, vista la sua
immediatezza d’azione, ma anche la bassa persistenza, conviene trattare con il
bicarbonato nelle fasi più a rischio di infestazione della malattia fungina. Ad
esempio, immediatamente prima di un temporale previsto.
Il bicarbonato di sodio agisce modificando momentaneamente
il ph delle lamine fogliari. I funghi per proliferare hanno bisogno di un
ambiente acido, e per questo trovano vita facile sulle foglie delle piante. Con
il bicarbonato di sodio innalziamo il ph, rendendo l’ambiente basico. Proprio
per questo motivo il fungo patogeno troverà un ambiente ostile alla
proliferazione.
Per quanto riguarda le precauzioni di utilizzo, sia dello
zolfo in polvere che del bicarbonato di sodio, consigliamo l’applicazione nelle
ore serali e fresche della giornata. Questo per evitare il rischio di
bruciatura sulle foglie.
Autore: Coltivazione Biologica
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