L'attuale Pac ha bisogno di una radicale riforma, in quanto
ha centrato uno solo dei macro obiettivi che si proponeva, quello di garantire
produzione alimentare di qualità. E' quanto afferma la Cia-Agricoltori italiani
nell'ultima giornata della sua Conferenza economica a Bologna centrata sul
dibattito della riforma della Pac post 2020.
La Cia, con l'intervento del vicepresidente Antonio Dosi,
sottolinea anche gli altri punti su cui ha fallito la politica agricola comune
delineata venti anni: assicurare un reddito adeguato agli agricoltori; favorire
la gestione sostenibile delle risorse naturali e contrastare gli effetti del
cambiamento climatico; promuovere lo sviluppo territoriale locale equilibrato e
inclusivo e realizzare una concreta semplificazione amministrativa.
"Dal 2020 - osserva Dosi - la Pac dovrà essere
maggiormente finalizzata all'impresa, alla filiera e al territorio", nel
riconoscimento del'importanza del settore agricolo. Il 45% della superficie Ue
è infatti agricola e nel settore sono attive 14 milioni di aziende che
impegnano 30 milioni di persone con un fatturato di oltre 340 miliardi di euro.
La Cia lancia dalla Conferenza le sue proposte per un
diverso indirizzo delle risorse Pac: dare un maggior riconoscimento al ruolo
dell'agricoltura inteso come mix sia di produzione che di attività
interconnesse, facendo sì che l'azienda, a seconda di dove si trova (in specie
nelle aree interne) e dell'attività che svolge, possa percepire un pagamento
accessorio; prevedere supporto all'aggregazione e alle organizzazioni di
mercato; prevedere interventi per la competitività, valorizzando i progetti migliori;
assicurare strumenti per la gestione del rischio e la difesa del reddito.
La nuova Pac - conclude la Cia - deve investire nei
territori, rafforzare la partecipazione dei cittadini mediante livelli di
occupazione elevati e di qualità, sostenendo lo sviluppo socio-economico delle
aree rurali.
Fonte: Ansa.it
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