La Politica agricola del futuro al centro della tavola
rotonda di Cia-Agricoltori Italiani nell'ambito del XV Congresso
dell'Associazione Europea degli Economisti Agrari, al Campus Scienze e
Tecnologie dell'ateneo di Parma. Scanavino: "Investimenti mirati verso chi
produce beni alimentari, servizi eco-sistemici, sociali e costruisce e preserva
il paesaggio. L'agricoltore deve avere strumenti per non rimanere indifeso
rispetto ad eventi climatici che compromettono il suo reddito. Gli accordi CETA
e il libero scambio dovranno condizionare e migliorare nuova Pac".
"Orientare meglio le risorse della Pac che
rappresentano il 38 per cento del budget di spesa complessivo dell'Unione
Europea. I circa 7 miliardi di euro destinati all'Italia dovrebbero essere
investiti nell'innovazione, per la competitività delle aziende agricole, con
un'attenzione particolare all'individuazione di strumenti per la gestione dei
rischi in agricoltura, sempre più toccata dagli effetti dei mutamenti
climatici". Così il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani
Dino Scanavino si è espresso nel suo intervento nel corso della tavola rotonda
"La Politica agricola del futuro", nell'ambito del XV Congresso
dell'Associazione Europea degli Economisti agrari, in svolgimento a Parma.
Secondo il presidente della Cia "è importante che i
fondi europei vengano indirizzati per favorire la competitività delle imprese
agricole, migliorando le filiere produttive, semplificando al massimo i
processi di accesso ai finanziamenti, troppo spesso intrappolati in un sistema
burocratico disincentivante. Il ricambio generazionale nei campi, attualmente
sotto il 10 per cento, potrà avvenire solo se il settore si rende attrattivo,
un obiettivo ineludibile che oggi non è stato ancora raggiunto".
"Fare impresa nel settore agricolo -ha concluso
Scanavino- è arduo, l'attività è esposta ad una percentuale di insuccesso molta
alta, il più delle volte non connessa all'incapacità dell'imprenditore ma a
regole di mercato penalizzanti. La Pac
deve contenere misure efficaci che assicurino maggiormente i redditi degli
agricoltori. Non si tratta di assistenzialismo che gli agricoltori italiani
respingono, ma di un sostegno equilibrato a compensazione di perdite scaturite
da eventi metereologici straordinari, calamità naturali o crisi di mercato.
Nell'ultimo anno, il primario in Italia, ha subito, per queste cause, danni per
miliardi di euro".
Al dibattito della tavola rotonda, moderati da Roberto
Henke, direttore del Centro di Ricerca Politiche e Bioeconomia del Crea, hanno
preso parte Filippo Arfini (Università di Parma) Margherita Scoppola
(Università di Macerata e president elect Associazione Europea Economisti
Agrari), Arnold Puech d'Alissac (presidente Commissione Catena alimentare FNSEA
e membro del board FNSEA con delega alle Relazioni internazionali), Donato
Romano (Università di Firenze) e José-Maria Garcia-Alvarez-Coque (Università di
Valencia).
Fonte: CIA Confederazione Italiana Agricoltori
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