Riso: nel 2017 sono aumentate dell’800% le importazioni
dalla Birmania che, nonostante sia sotto accusa per la violazione dei diritti
umani nei confronti del popolo Rohingya, gode insieme alla Cambogia,
dell’introduzione da parte dell’Ue del sistema tariffario agevolato a dazio
zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi). Lo si
denuncia sulla base dei dati Istat del primo semestre dell’anno
nell’evidenziare però che è al via in Italia la raccolta del primo riso che
sarà obbligatoriamente etichettato come Made in Italy per difendere i
consumatori dal rischio di portare in tavola produzioni di bassa qualità
importate dall’estero. Un pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene
prodotto straniero proveniente spesso da paesi dove non sono rispettati gli
stessi standard ambientali, sociali e di sicurezza. La metà del riso importato
in Italia arriva infatti dall’Asia nel primo semestre del 2017 con un aumento
del 12% delle importazioni dall’India che è il principale esportatore asiatico
di riso in Italia seguito da Pakistan, Thailandia, Cambogia e Birmania, che è
diventata uno dei principali fornitori dell’Italia. Il nuovo raccolto Made in
Italy è sano e di ottima qualità con una produzione nella media nei circa
230.000 ettari seminari, in leggero calo rispetto all’anno precedente (-1,4%)
in un mercato che continua ad essere difficile, con prezzi che persistono a
rimanere sotto i costi di produzione. L’Italia si conferma di gran lunga il
principale produttore europeo di riso nonostante la siccità e il maltempo che
ha colpito a macchia di leopardo le risaie dalle quali nascono opportunità di
lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati
nell’intera filiera, senza dimenticare lo straordinario impatto naturalistico e
paesaggistico.
Il nuovo raccolto rappresenta un momento di svolta per due
grandi novità che consentiranno ai consumatori di poter fare chiarezza sulla
reale provenienza del riso e difenderanno i produttori dalla concorrenza
sleale. Il 7 dicembre 2017 entrerà in vigore la nuova riforma del mercato
interno del riso, che rappresenta un passo avanti importante che aggiorna
finalmente una normativa che risale al 1958 con la salvaguardia e la
valorizzazione delle varietà italiane per effetto della pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale del 7 settembre 2017. Sarà possibile infatti aggiungere
l’indicazione “classico” nel caso in cui nella confezione sia presente una
delle varietà tradizionali (es. Carnaroli) e a condizione che sia garantita la
tracciabilità varietale. Il 16 febbraio 2018 sarà un altro giorno storico per i
risicoltori e per i consumatori italiani per l’entrata in vigore del decreto
interministeriale che fissa finalmente l’obbligo di etichettatura d’origine per
il riso italiano. Con l’etichetta trasparente finisce l’inganno del riso
importato e spacciato per Made in Italy e il consumatore sarà libero di
scegliere tra la qualità, la tipicità e la sostenibilità del prodotto nazionale
e quello di importazione. Un cambiamento importante per un alimento come il
riso considerato dietetico che ha fatto registrare un aumento degli acquisti
familiari nel primo semestre del 2017 (+1%) secondo Ismea, anche per effetto di
una rivoluzione nelle occasioni di consumo in atto nell’ultimo decennio, da
primo piatto a piatto unico, da caldo a freddo, da tavola a take away.
Fonte: Coldiretti Giovani Imprese
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